A furia di guardare video, ascoltare coach e amici, e leggere il blog di Grinderlab, ormai tutti abbiamo almeno un’infarinatura della teoria e strategia del poker Texas Hold’Em.
Siamo consapevoli delle mani più o meno forti, quando rilanciare e quando passare, e un’infinità di altre cose… e ne abbiamo ancora moltissime da imparare.
Facciamo però un passo indietro che non tutti hanno fatto, e può essere utile a consolidare la nostra conoscenza del gioco, ovvero: da cosa deriva tutto questo? Quali sono le basi fondamentali?
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Blinds
La presenza dei blinds è ciò che fa girare tutta la strategia che conosciamo. Se non ci fossero i blinds, il poker sarebbe un gioco noiosissimo dove si prende parte a una mano solo con A-A, perché non ci sarebbe alcuna ragione per giocare con una mano peggiore.
L’introduzione dei blinds invece fa sì che ad ogni giro di bottone si perdano 1,5 bui (supponendo di foldare sempre), e che quindi per fare positivo nel lungo termine dobbiamo giocare alcune mani per pareggiare.
Inoltre ora abbiamo un incentivo per giocare con mani che non siano A-A: rubare quei blinds! E per farlo possiamo aumentare il range di apertura, e per difenderli quello di 3-bet e così via. Insomma, tutto ruota attorno a quel 1,5 bb sul piatto.
Ora vi è più chiaro il perché ci siano grandi differenze nei range quando ci sono ante o altri blinds?
Posizione
I nostri avi avevano capito che potevano rilanciare anche con altre mani e svoltare il bilancio in positivo.
Nel corso del tempo si sono anche accorti che da late position molte mani fossero più remunerative che da early position.
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Con la gente che combatte per vincere la dead money, si alzano anche le frequenze di re-raise, e rilanciare un K-9 suited da UTG diventava troppo rischioso: ci si trovava a dover passare alle 3-bet dei giocatori dopo di noi e perdere dei soldi.
Viceversa, da cutoff o bottone, il gran numero di fold ricevuti hanno incentivato ad aprire con mani anche peggiori in maniera profittevole. Ci si è resi conto, inoltre, che era possibile chiamare più re-raise preflop sfruttando il vantaggio di posizione nel postflop.
È così che sono andati a delinearsi i range di apertura, difesa, 3-bet e 4-bet, tutti studiati da posizione contro posizione. Questo ha portato a un postflop più consapevole, dove lo scenario di partenza era già più concreto.
E da lì si procede con l’analisi dei range in base all’action sui vari board, e quindi con calcoli di equity e così via.
Valore delle mani
Sorpresi di trovarlo per terzo? E il bello è che non ne parleremo nemmeno molto, perché le cose importanti sono già state dette nel punto precedente.
La cosa che mancava era capire quanto fosse forte una mano, e non è stato troppo lungo o difficile capire il valore delle monster.
Da lì poi si scende, pensando alla carta alta, al valore dei suited, dei connector e delle pair, e va solo distribuito il tutto in maniera ordinata.