L’articolo di oggi è trascritto da un podcast di Runchuks Poker di ormai tre anni fa, ma visto che parliamo di Fedor Holz, e visto l’argomento in questione, siamo sicuri sia ancora attuale e soprattutto utilissimo.
Tutto inizia con questa domanda da parte del presentatore:
“Una volta eri un giocatore alla ricerca dell’assoluta verità… poi hai deciso che non vuoi avere questo limite, pensare che la tua assoluta verità sia l’unico modo di giocare.”
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“È stato un processo di crescita, e una grande parte di questo è stata sentire questa limitazione. Perché alla fine è un ciclo infinito di arrivare a un punto, credere di averlo capito, e poi realizzare che c’è molto di più, arrivando a un nuovo punto, eccetera.
Puoi identificare questa situazione già dal linguaggio. Quando parlo con i membri di Pokercode, se sento qualcuno dire «Contro i regular gioco bene, mi sento a mio agio» per me è proprio il punto in cui bisogna lavorare.
Perché è qui che sentono di essere arrivati, di aver capito. E quando pensi di aver capito c’è sempre un limite in quell’area.
In questo caso chiedo: «E quale pensi sia la differenza tra: 1) Te vs. regs, 2) High stakes player vs. regs e 3) Timothy Adams vs. regs?» e di solito la risposta è che il winrate si alza.
Si tende a usare questo modo di pensare per proteggersi dall’incertezza. Pensano che avere un 3-betting range dell’8% sia giusto perché conoscono i regs, sanno perché 3-bettare tight… e poi questo porta al leak di giocare troppo passivi. È una giustificazione interna!
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Questo ti frena dal pensare «Cosa farebbe di diverso Timothy Adams qui?» ed è qui che noteresti che Adams 3-betterebbe ancora di più contro i reg, check-raiserebbe di più, farebbe più triple barrel.
Questo sarebbe, secondo me, il modo per passare dai mid stakes agli high stakes in maniera semplice.”
Un modo molto semplice per uscire dalla comfort zone, rimettere in discussione le proprie certezze e migliorare e crescere sempre di più. Ovviamente Holz consiglia sempre di identificare cosa abbia la priorità, prima, e ci lascia con un altro interessante pensiero.
“Un altro grande esercizio è: se loro riconoscessero tutto questo, a quali conclusioni conseguenti porterebbe?
Prima di tutto bisogna essere realistici: cosa sto facendo? Dove sono? Poi diventeresti più realistico nell’esame del tuo potenziale: dove posso migliorare? Cosa fanno le persone migliori di me, di diverso da me? Cosa posso imparare da questo?
È un problema che colpisce il 90% delle persone con cui ho lavorato. E non si può fare un video al riguardo, bisogna parlarci personalmente perché ognuno ritiene che i concetti generali non si applichino a lui!”