Gli ultimi atti della vita di STU UNGAR raccontati da Billy Baxter

Mag 13, 2024

Stu Ungar ricordi figlia Stefanie

Billy Baxter è un giocatore e scommettitore professionista. Classe 1940, Billy è stato capace di vincere 7 braccialetti WSOP nel corso di quattro decenni, tutti in lowball games. Un suo ricorso sulla tassazione delle vincite al gioco ha aiutato tutti i gambler americani, ma una delle cose per cui è più noto è stata stakare Stu Ungar nell’edizione del Main Event WSOP 1997. 

Baxter è uno storico gambler, di quelli che ne hanno di storie da raccontare, e quella qui sopra è solo una piccola panoramica di un personaggio che “ha visto cose che voi umani…”.

Ma ovviamente nel poker il nome Stu Ungar suona come leggenda, ed è di quest’ultimo che parlerà Billy in un racconto concesso al blog WPT. Un racconto che ci permette di conoscere meglio l’iconico Stu, come lo vedeva un amico di quei tempi.

 

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L’arrivo a Las Vegas

“The Comeback Kid” arrivò a Las Vegas alla fine degli anni 70 accompagnato da due galoppini della famiglia Genovese, che lo scortavano nel processo di recuperare i $60.000 di debito (scommesse sportive) con un bookmaker mafioso.

È fatto noto e risaputo che Ungar avesse contatti con il crimine organizzato. Già da adolescente un mafioso lo prese sotto la sua ala (per farlo giocare a Gin Rummy), quasi come un padre adottivo.

Ungar girava tutti i tornei di Gin della West Coast, vincendo sempre. In pochi anni, dopo aver prosciugato l’action a Gin e aver iniziato con le scommesse sportive, aveva tirato su un milione di dollari e ripagato il debito con la malavita, che però continuò a tenere quote di Stu.

Billy Baxter: “Questi mafiosi che lo hanno portato qui, sapevano che fosse un talento. Lo hanno stakato e poi hanno continuato a succhiargli il sangue per anni. Prendevano i suoi soldi e basta.” 

…non un buon poker player!

I primi inizi di Ungar nel poker erano tutt’altro che buoni!

“Qualunque cifra si giocasse, Stu veniva a giocare la nostra partita. Lo bustavamo ogni volta. Stuey era il miglior giocatore di gin mai esistito e mai esisterà, nessuno poteva batterlo, aveva una memoria fotografica incredibile.” ma questo non si applicava al poker, con gran sorpresa di Ungar.

“Spesso veniva da me con questo atteggiamento tipo “Che cazzo ha di sbagliato questo fottuto gioco? Come cazzo puoi battermi in qualsiasi genere di poker?” 

Poi, come sappiamo, Ungar vinse il Main Event WSOP nel 1980 e 1981, segnando un record che avevano solo Johnny Moss e Doyle Brunson, e successivamente Johnny Chan.

In pratica, Stu non era molto skillato nei lowball games di Baxter, ma nel No Limit Hold’Em era un diamante unico.

“Sapeva sempre dove fosse, aveva sensibilità per le mani degli altri. Sapeva fare grandi bluff meglio di chiunque altro perché sapeva leggere le carte. Aveva un talento che pochissimi altri avevano, potevi girare una a una tutte le carte di un mazzo quanto veloce potessi, e lui sapeva dirti qual era l’ultima rimasta.” 

 

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Successo ed eccesso

Da lì a poco Ungar cominciò a spingere il più possibile, a diventare un gambler di quelli mai visti. Vinse milioni, si sposò, comprò una villa enorme, vestiva Armani. Era diventato una celebrità di Las Vegas, una leggenda vivente, i turisti chiedevano foto con lui.

La cocaina fu l’ostacolo. Nel 1990 Stu era praticamente broke, moglie e figlia lasciarono la città e lui viveva nell’appartamento di un amico. Si dice che questo vizio gli costasse $1.200 al mese, e che chiedesse soldi agli amici o altri backer.

Nel 1990 chiese i soldi per il Main Event proprio a Baxter: “Vinse così tante chips, stava prendendo letteralmente tutto. Aveva una chiplead lunga un miglio.” Nel Day 2 Stu continuò così e finì tra i migliori stack in gioco, sicuro che avrebbe vinto il torneo. Tornò in camera a riposare in attesa del Day 3.

Al Day 3 non si presentò mai. Baxter: “Ho chiamato il Golden Nugget e non rispondeva. Allora ho sentito la security, sono entrati in camera e lui era steso a terra, svenuto dalla droga. Hanno chiamato l’ambulanza ed è stato portato in ospedale.

Andai a visitarlo, era così piccolo che sembrava un bimbo in una culla. Provai a svegliarlo, a dirgli di muoversi che il torneo era in corso, ma il dottore mi disse che non si sarebbe certo mosso di là. Non avevo mai giocato il Main Event ma provai a chiamare Eric Drache per chiedergli se potessi giocare io con quello stack enorme. Lui disse ovviamente che non potevo.”

Per due giorni interi i dealer continuavano a dare chips a un posto vuoto e prendergli i blinds. Era riuscito ad arrivare 9° senza giocare, incredibile.

“Da un lato stakare Stu era un rischio, non potevi sapere se ti stava mentendo o se l’avessi trovato in overdose. Dall’altro lato, era così bravo da fare 9° al Main Event WSOP dall’ospedale…”

1997

Sette anni dopo Stu era un’altra persona: il naso rovinato dalle droghe, magrissimo, capelli unti e unghie sporche. Non erano più gli anni in cui qualcuno lo potesse stakare.

“Tutti sapevano che era sotto droghe. Non prendeva più soldi da nessuna parte. Aveva davvero bisogno di me perché nessuno voleva aver a che fare con lui.

Gli dissi che non volevo stakarlo, se avesse vinto delle chips avrebbe potuto finire in ospedale di nuovo.” 

Ungar insisteva: “Vinci ogni cazzo di pot, dammi $10.000 cosa significherà mai per te!?” e mentre Baxter stava raggiungendo l’Horseshoe, alla fine cedette e gli pagò l’ultimo ingresso, il 312° al Main Event. Era il field più grande della storia, all’epoca.

Baxter arrivò a tre tavoli left, e si trovò alla destra di Phil Hellmuth, di fronte a Doyle Brunson e alla sinistra di Stu Ungar. Non l’ideale insomma. E Ungar distrusse tutti.

Quando uscì Hellmuth, Ungar disse a Baxter: “Questo torneo è finito. Ti dico questo, Billy: non esiste una sola possibilità che io non lo vinca.” 

“E ovviamente spazzò via tutti e diventò il secondo – e probabilmente ultimo – vincitore di tre titoli WSOP Main Event. Il premio era di un milione, io andai da Jack Binion a dire che l’avevo stakato, e lui disse al cassiere di darmi $500.000 e il resto a Stu.”

WPT: “E cosa successe al premio di Stu Ungar?”

“Buffo che tu lo chieda: li ho quasi tutti io. Ora che aveva un bankroll, Stu tornò a fare ciò che ha sempre fatto. Scommesse. E io ero il suo bookie. Ha perso qualcosa come $300.000 con me con le partite di baseball.” 

La fine

Baxter scoprì che Ungar aveva ancora contatti con la mafia, perché gli chiesero dei debiti di Stu. Baxter pagò al posto suo: “Lui vuole pagarvi quindi vi darò i soldi. Ma vi dico adesso, se prenderete mai un’altra bet da Stu, non verrete mai più pagati”.

Nel 1998 Baxter non voleva più dare un dollaro a Stuey, ma pagò il Main Event per fargli difendere il titolo, mettendo Mike Sexton a monitorare, e lui si sedette con Stu per un paio di settimane.

Alla partenza del Main Event, Stu chiamò Baxter e gli disse che non avrebbe giocato, era troppo stanco. Due settimane dopo e Baxter stava pagando la cauzione per l’arresto di Stu, in possesso di una pipa e una dose di crack.

Sei mesi dopo Ungar chiese staking e Mike Sexton garantì a Baxter per lui: era uno Stud game che Ungar poteva vincere “Non può perdere. Lo terrò d’occhio!”. Baxter gli diede $25.000 e lo avvertì che sarebbe stata l’ultima volta che gli avrebbe dato dei soldi.

Tre ore dopo ricevette una chiamata da Mike: “Billy, si è alzato, ha preso i soldi, è andato in bagno, e ora non lo trovo più.” Ungar aveva ancora $11.000 sul tavolo e si era alzato con $14.000. Baxter sapeva benissimo che Stu non se ne sarebbe mai andato lasciando soldi sul tavolo: “Sapevo fosse un brutto segno già lì. Ho detto a Mike ‘Te lo dico io, quel figlio di buonadonna sarà morto in un mese”. 

Solo quattro giorni dopo, un impiegato dell’hotel Oasis trovò Stu Ungar a faccia in giù, completamente vestito sul pavimento della sua stanza. Era morto con $800 in tasca e niente altro.

 

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