Non grindare “al massimo”: il consiglio 80-20 di Alec Torelli

Mag 6, 2024

Alec Torelli: concentrati sul processo, non sul risultato

Il grande poker pro Alec Torelli ha pubblicato un video intitolato “Questo economista italiano ha trasformato la mia carriera nel poker“. Ovviamente il titolo ci ha incuriositi, e ne sono emerse riflessioni che vogliamo condividere con i lettori di Grinderlab.

L’economista in questione è Vilfredo Pareto, noto per il principio “il 20% delle cause provoca l’80% degli effetti“. Questa frase ha davvero condizionato la carriera di Torelli, che ne aveva parlato in precedenza come consiglio per amministrare il bankroll. Ma questa volta si parla di un’altra cosa.

 

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Il problema di dare il massimo

Facciamo un passo indietro: Torelli agli inizi era letteralmente ossessionato dal gioco del poker, voleva giocare costantemente e lo faceva in qualunque momento libero.

Negli ultimi anni però Alec ha cercato di bilanciare meglio la sua carriera pokeristica, portandolo a una riflessione.

Si parla sempre di winrate orario, di “massare mani”, multitabling, ore passate a giocare… insomma più si fa meglio è. E per Alec è stato un buon consiglio quando la sua passione numero uno era il poker. Ma cosa succede quando il poker non necessariamente è la cosa più importante?

Oltre un certo limite di tempo, giocare troppo causa burn out. Succede a molti giocatori che vanno a Las Vegas e vogliono massimizzare ROI, tempo ed energie, sacrificando altri fattori utili per il proprio benessere.

Una versione meno ragionata dello stesso concetto l’ha data anche Fedor Holz… non l’ultimo arrivato!

Bisogna giocare con consapevolezza di se stessi, farlo quando sentiamo che in quel momento il poker è la cosa principale che vogliamo fare. Vuol dire che possiamo quittare una sessione se le energie cominciano a cambiare.

Qualità > quantità

Qualità sopra la quantità, insomma. Ed ecco che ci si collega al principio di Pareto: basta il 20% per ottenere l’80% dei risultati. Questa teoria è ricorrente in molti campi della vita, e vuole sottolineare come input e output non siano correlati 1:1 come verrebbe da pensare, ma spesso l’output è di gran lunga migliore, se l’input è di qualità.

Non serve giocare 12 ore al giorno, non serve prendere ogni opportunità che sia leggermente EV+ anche se i libri dicono così. Bisogna impostare una soglia per capire se l’opportunità vale il tuo tempo, perché il poker costa energie e necessita di tempo per ricaricarle.

Non è possibile dare il 100%, giocare in A-Game, per 60 ore a settimana, 50 settimane all’anno. Allora cerchiamo quel 20% di opportunità che ci possono dare l’80% dei risultati.

Il cosa e il come

Table selection, a un livello micro, ma anche quittare una sessione per poter giocare di nuovo il giorno dopo riposati, dopo un buon sonno, meditazione, esercizio fisico… e così anche il giorno dopo si può giocare al meglio possibile. Poi si può anche concludere una trasferta in anticipo, o selezionare i migliori tornei di una series senza per forza giocarli tutti

Si può studiare per 20 ore a settimana, certo… oppure studiare 5-7 ore ma focalizzandosi su quelle due o tre cose che possono spostare di più e portare il vantaggio più alto. O anche nei leak, si possono cercare i due leak che costano agli avversari le perdite più grandi e concentrarsi su essi.

Grazie a un’accurata selezione si possono trovare le situazioni che massimizzano la probabilità di vincere (perché siamo all’apice delle nostre energie), e se le cose vanno male siamo meno inclini al tilt e ci riprendiamo in meno tempo perché sappiamo di aver dato il massimo.

Facciamo un parallelo con un gioco fisico, ma applicabile allo stesso modo nel nostro gioco mentale. Se un giocatore di basket volesse giocare tutto il tempo, 18 ore al giorno, non ce la farebbe. C’è un limite fisico, e tutti hanno bisogno di riposo. Non a caso, anche i migliori giocatori raramente stanno sul campo per tutta la durata della partita.

Come si fa? Prima di tutto ci si deve assicurare che le cose che hanno priorità sul poker (lavoro, famiglia…) siano in ordine per poter dedicare tutta la propria energia al poker.

Poi bisogna lavorare per fare in modo che questo 20% sia effettivamente di qualità: dieta, salute, benessere, sonno, e poi bankroll, selezione delle partite… i campi sono tantissimi, e prendendoci il tempo per riflettere ne troveremo sempre di più.

Per riassumere:

Invece di spremerci come dei limoni per fare il più possibile, trascurando aspetti che possono fare la differenza, studiamo un approccio che ci permetta di scendere sempre in campo con il massimo dell’energia, anche se questo significa dedicarci meno tempo.

In questo modo potremo davvero massimizzare il nostro tempo e i nostri successi ai tavoli, bilanciando correttamente il tutto con le altre esigenze che abbiamo nella vita.

Se vuoi approfondire, lasciamo il video integrale:

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