Da tempo siete appassionati di poker, ci giocavate si da ragazzini anche se l’unico che conoscevate era quello all’italiana, e da diversi anni a questa parte avete un debole per la “Texana”.
Le vostre skill ai tavoli sono aumentate notevolmente rispetto al passato, ma ogni volta che provate a cercare qualche approfondimento di strategia online vi imbattete in articoli ultra tecnici con un linguaggio che fate enorme fatica a comprendere.
Sembrerebbe quasi che il poker, che come gioco non è poi così complesso, sia diventato l’habitat naturale per matematici o fisici quantistici mancati, almeno a giudicare da quel che si sente in giro.
Per quanto un approccio approfondito, superati determinati livelli di competenza, possa essere non solo utile ma necessario, spesso ci si dimentica dell’aspetto più semplice: il poker è un gioco come tanti altri e capirne le dinamiche non può e non deve essere poi così difficile.
Come scusa?
Per farvi capire precisamente il disagio che un giocatore amatoriale prova di fronte al “pokerese” (utilizziamo questa espressione per definire quel lessico a metà tra italiano e inglese) vi facciamo un esempio concreto.
Prendere un’analisi di questo tipo, fatta da un professionista X che commenta una precisa situazione di gioco:
“L’EV della mano in relazione all’equity che il range di oppo dovrebbe avere (dato stack e posizione) su texture Jack High rainbow rende un eventuale call al check-raise su una delle prime due strade un marginale da evitare in questa fase del torneo.
Il motivo è semplice, il nostro avversario ha un check-raising range troppo sbilanciato sul vero quindi andrà a rilanciare soltanto la parte di valore rendendo la nostra chiamata poco profittevole nel lungo periodo.”
E’ davvero tutto così complesso?
Se di quanto scritto sopra avete capito al massimo il 30%, questo articolo fa al caso vostro.
Dietro la sopracitata valanga di tecnicismi ed espressioni comprensibili soltanto a chi il poker lo gioca non più soltanto per divertimento, ci sono in realtà dei concetti semplicissimi.
Il nostro fantomatico “coach” ha appena descritto una situazione di gioco nella quale vi sono due giocatori, uno contro l’altro.
Ora, non sappiamo effettivamente come siano andate le cose prima del flop, ma senza specificazioni ulteriori è facile intuire che uno dei due giocatori abbia aperto il gioco con un rilancio e qualcun altro abbia chiamato.
Il board “Ace High rainbow” non significa altro che, tra le prime tre carte comuni, è comparso un Jack assieme ad altre due carte più o meno sconnesse e tutte di seme diverso (rainbow).
Il fatto che il nostro avversario abbia effettuato un check-raise, presuppone che vi sia stata una puntata al flop da parte del giocatore che ha effettuato il rilancio.
In parole molto semplici:
- Avete rilanciato e siete stati chiamati.
- Su flop Jack – X – X (due carte inferiori al Jack) senza progetti possibili a colore né a scala avete puntato nuovamente dopo il check dell’avversario.
- Il vostro avversario rilancia e voi dovete decidere se chiamare o meno.
Il consiglio del fantomatico professionista in questo frangente è quindi quello di considerare il fold a seguito di un rilancio, visto che l’aspettativa di valore (quello che ci aspettiamo di vincere nel lungo periodo) è negativa, ovvero si tratta di una giocata perdente.
A che serve complicare le cose?
Dietro questo linguaggio maccheronico non vi sono chissà quali concetti inarrivabili per i comuni mortali.
Semplicemente lo si utilizza per definire con assoluta precisione (e quindi con meno approssimazione possibile) scenari di gioco specifici e impiegare meno tempo (o meno parole) per arrivare al dunque.
Tra dire “ho un progetto di scala bilaterale” o “la mia equity in questo spot è pari al 28%” non vi è chissà quale grande differenza sostanziale.
La complessità del linguaggio è di conseguenza direttamente proporzionale alla profondità a cui ci vogliamo spingere nella comprensione di un qualcosa, sia esso poker o qualsiasi altro settore.
Perciò, la prossima volta che vi imbattete in articoli apparentemente incomprensibili, pensate che in fondo la chiave sta nel capire quali concetti ne stanno alla base e tutto diverrà più semplice!
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Foto di Willi Heidelbach da Pixabay