La polemica sta divampando in maniera importante negli ultimi giorni, proprio quando ci si avvicina all’inizio di uno degli appuntamenti più importanti delle World Series of Poker. L’oggetto della contesa è rappresentato dal premio che più di tutti dovrebbe celebrare il miglior giocatore di un’intera edizione. Stiamo ovviamente parlando dell’alloro di Player of the Year.
Già negli anni scorsi questo premio era finito al centro di numerose discussioni. In un caso si finì a contestare la presenza nelle primissime posizioni di Chris Ferguson, che ebbe il merito di ottenere numerosi ITM in eventi dal buy-in bassissimo e sfiorò il trionfo. Due anni fa, invece, Daniel Negreanu fu l’imbarazzato vincitore di un premio che, in base a una rettifica nei calcoli, fu assegnato a Robert Campbell.
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In questo 2021, però, la polemica torna a esplodere e vede due portavoce d’eccezione.
WSOP POY, la polemica di Hellmuth
In principio fu Phil Hellmuth a portare avanti la sua invettiva contro il WSOP POY. Il vincitore del braccialetto numero 16 in carriera, reduce da un inizio di World Series strepitoso con ben sei Final Day giocati, lamenta il fatto di essere “solo” al terzo posto (divenuto nel frattempo quarto) nonostante questa lunga sfilza di piazzamenti. A differenza di Shaun Deeb che con due soli Final Table giocati è a ridosso di The Poker Brat.
Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche lo stesso Negreanu, il quale ha proposto una soluzione in cinque punti:
- Conteggio dei migliori 8 piazzamenti a premio
- Valutazione al rialzo del rapporto tra ITM e punti per la classifica
- Valore maggiore assegnato agli eventi Championship e High Roller
- Punteggi rimodulati in base al field complessivo dei tornei
- Obbligo di vincere almeno un braccialetto
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Una classifica quasi obsoleta
Ci sentiamo di sposare quasi del tutto le lamentele e le critiche avanzate da Hellmuth e Negreanu nei confronti della classifica del Player of the Year WSOP. Una classifica che non sembra quasi tenere conto dei tempi che cambiano e delle modifiche piuttosto importanti presenti nella schedule della kermesse, ormai da qualche anno.
Appare chiaro il fatto che il conteggio dei punti su tutti gli eventi non valuta le priorità degli stessi giocatori. In estrema sintesi: i grandi giocatori non si “sporcano le mani” negli eventi da 1.500 dollari di buy-in in giù e al tempo stesso i giocatori occasionali non possono permettersi di schierarsi nei Championship e negli High Roller.
La soluzione più immediata che ci viene in mente? Una doppia classifica che distingua i tornei in base ai buy-in. Può bastare?