Uno degli appuntamenti più interessanti dei giorni scorsi è stato senza ombra di dubbio l’ultima edizione della Poker Masters. In particolare il Main Event da 50.000 dollari di buy-in, che ha visto alcuni grandissimi giocatori darsi battaglia per una prima moneta da 666.000 dollari. Due di questi sono stati Adrian Mateos e Scott Seiver.
Quando si parla di loro si fa riferimento con ogni probabilità di due tra i migliori interpreti dei tornei di poker live. In questa particolare circostanza lo spagnolo e l’americano si sono dati battaglia in una mano giocata a 4 left, praticamente a due passi dall’heads up decisivo. Andiamo a vedere come sono andate le cose tra i due, mettendo a confronto i loro thinking process.
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Adrian Mateos aiutato dal river
Situazione: final table livelli 15.000/30.000 big blind ante 30.000
Preflop: Mateos rilancia con Q♣9♣ da bottone a 65.000, trovando il call di Seiver che gioca con K♦Q♦ da big blind. Il pot sale a quota 175.000 chips.
Flop: K♣J♣6♥ – check di Scott, c-bet di Adrian a 55.000 chips. Call da parte dello statunitense e pot che sale a quota 285.000 chips.
Turn: A♥ – ancora un check di Seiver, Mateos ci pensa su e mette 310.000 chips al centro. Scott fa call e porta il pot a quota 905.000 chips.
River: 5♣ – Seiver fa ancora check, Mateos decide di puntare 325.000 in value bet. Decisione non semplice per l’americano, che ci pensa su, riguarda le sue carte e opta per il fold.
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Partiamo da Scott Seiver e dalla sua chiara volontà di pot-controllare fino al river. La sua top pair è a suo giudizio ancora forte nonostante l’Asso che casca al turn. Tuttavia il river cambia tutto, naturalmente in favore di Adrian Mateos. Seiver è chiaramente consapevole del fatto che due carte di fiori rappresentano il range pieno dello spagnolo. Per questo il fold è scontato.
Buona anche la scelta delle size di Mateos, il quale c-betta flop a 1/3 del pot per poi over-bettare turn in modo da non subire check-raise che lo avrebbero indotto al fold. Buona anche la decisione di cambiare nuovamente marcia al river, con una value bet che ha invece il sapore di voler indurre l’avversario allo shove.