Il decreto dignità sta manifestando i “contro” che tutti temevamo? Sembrerebbe che il divieto di pubblicità per il gioco online stia mettendo in difficoltà i consumatori, che non si stanno dimostrando abbastanza consapevoli da distinguere le piattaforme lecite da quelle illegali.
Questo è ciò che viene riportato dall’indagine “Conoscenza e percezione dei siti di scommesse illegali” realizzata da EMG Different per LOGiCO, Lega Operatori di Gioco su Canale Online.
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La ricerca è stata effettuata nei primi mesi di ottobre 2021 su un campione di 2.000 persone rappresentative della popolazione di quasi 700 comuni italiani.
Ciò che emerge è che il 46,7% dei giocatori online conosce almeno un sito legale, l’11,7% conosce siti illeciti, e circa un terzo dei giocatori online gioca su siti illegali. Le piattaforme di gioco online vengono scoperte principalmente per passaparola, pubblicità mediatica e infine su web e social, ma una gran parte la fa la ricerca attiva sul web, che si è rivelata la fonte per il 50% dei giocatori su siti illegali e 38% su siti legali.
Come detto all’inizio, dalla ricerca emerge un’alta difficoltà a distinguere chi opera nella legalità da chi invece non dispone di alcuna licenza reale. Forse un motivo del carente interesse al riguardo deriva dal fatto che solo un giocatore su 4 è consapevole dei rischi che si corrono su una piattaforma illegale.
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Moreno Marasco, presidente di LOGiCO commenta la situazione così: “La ragione è presto detta e va ricercata nella norma che stabilisce il divieto di pubblicità e che ha prodotto effetti che vanno nella direzione opposta a quella che ci si aspettava. È evidente che il divieto al quale sono obbligati tutti i siti di gioco legale, ha aperto la strada ai siti illegali che, non dovendo sottostare ad alcuna norma, hanno avuto ed hanno tuttora le mani libere. Chi gioca sui siti illegali spesso non lo sa ma è bene ricordare che si tratta di un reato perseguibile penalmente”.
Contrariamente a quanto pensato dagli ideatori del decreto, la pubblicità per le piattaforme legali è infine uno strumento di tutela nei confronti dei giocatori, perché informa sui rischi e indica quali siti siano affidabili.
Marasco sottolinea poi che non vorrebbe ripristinare una situazione come quella prima del divieto, la pubblicità va senz’altro regolata, ma le limitazioni attuali non fanno altro che favorire chi opera illegalmente, colpendo tutti, dalle società ai consumatori.
Dello stesso parere sono gli intervistati: il 35% ritiene che il divieto abbia addirittura disinformato gli utenti, e il 31% concorda sulla sua importanza nell’aumento del settore illegale.