Nel 2025 indossiamo ormai una vera e propria armatura tecnologica, dagli smartwatch da polso agli occhiali con fotocamera e intelligenza artificiale integrata. Ma sapevate che i pionieri di questa tecnologia volevano solo battere il casinò?Â
Tralasciando dispositivi come orologi, occhiali o apparecchi acustici, che non erano di fatto apparecchi computazionali, il primo wearable computer venne inventato nel 1961 e aveva lo scopo di arricchirsi alle spese della roulette.Â
Funzionava un po’ come alcuni apparecchi di cheating di cui si parla spesso oggi per i tornei di scacchi. Ma vediamo di più.
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Edward Thorp nel 1955 ebbe l’illuminazione: misurando la posizione e la velocità della pallina, è possibile prevedere – sempre con un certo grado di incertezza – in quale sezione della roulette potrebbe andare a cadere.Â
Il cervello umano però non è capace di stime e calcoli abbastanza rapidi e precisi, ma quelli erano gli anni dello sviluppo dei primi computer. Esperimenti e test, e la scoperta dei limiti stessi della tecnologia erano all’ordine del giorno.
Pensate che, dice Wikipedia, nel 1958 c’erano solo 2.500 computer negli Stati Uniti.
Tornando a Thorp, propose la sua idea a Claude Shannon, il padre della teoria dell’informazione, e collaborò con quest’ultimo nella progettazione, creazione e test operativo di un device capace di prevedere il percorso della pallina alla roulette.
Ovviamente, non era possibile entrare in un casinò con un calcolatore in bella vista e improvvisamente iniziare a vincere. Bisognava assolutamente occultarlo. E nacque così, per la prima volta, la necessità di un computer nascosto e indossabile.
Il primo wearable.
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All’inizio aveva le dimensioni di un pacchetto di sigarette. Un assistente indossava il computer nascosto che cronometrava pallina e rotore. Successivamente riuscirono a renderlo azionabile con le dita dei piedi per avere le mani libere e non destare sospetti.
Ci vollero sei anni, ma nel 1961 eccolo qui: da un calcolatore delle dimensioni di un pacchetto di sigarette, era talmente miniaturizzato da poter essere nascosto nella suola di una scarpa.
Veniva adottato un algoritmo predittivo, che partiva dalla velocità del rotore, il suo rallentamento e la velocità della pallina. Facendo pratica, il loro timing divenne sempre più accurato, così come “la manualità delle loro dita dei piedi”.
Raggiunsero un atteso del 44% sul numero vincente, dicono.Â
Fecero il test dal vivo. Il micro-computer comunicava via radio a un auricolare nascosto, e il risultato fu un successo! Purtroppo si ruppero i fili dell’auricolare, e i due non riuscirono a puntare in maniera importante.
Dopo quell’esperimento, il progetto non proseguì: la distanza geografica e nuove opportunità professionali presero il sopravvento.
Immaginiamo che qualcuno stia pensando che “se avesse funzionato non avrebbero certo lasciato stare”, ma ricordiamo una cosa: erano dei matematici, programmatori, scienziati, e solo dopo – forse – gambler. E poi, come stiamo per vedere, Thorp aveva ben altri progetti…
Anche blackjack e… ruota della fortuna
Qualche storia divertente collaterale: Thorp e Shannon si conobbero in realtà grazie al blackjack, e lavorarono in principio su questo casinò game.
Thorp stava studiando la roulette per il progetto che vi abbiamo appena raccontato, e in quell’occasione si imbatté nella Baldwin Strategy, conosciuta anche come Strategia Base del Blackjack.
Per farla breve – i più appassionati di blackjack se ne saranno accorti – Edward Thorp fu colui che per primo considerò il conteggio delle carte a blackjack, ne creò una strategia partendo dal criterio di Kelly (pubblicato solo due anni prima) e pubblicò il manuale Beat the Dealer, che gli valse il posto nella Blackjack Hall of Fame.
Poi, appunto, si spostò verso la roulette e i device indossabili. Nel 1961 aveva anche applicato il sistema alla ruota della fortuna, scoprendo di poter avere un winrate mirabolante del 200%. Purtroppo il gioco era… troppo poco giocato per poter applicare la strategia.