Un poker player di Trento si vede negata la cittadinanza italiana perché “non dimostrata la capacità di mantenere la famiglia“.
È complicato a volte parlare di poker come di una professione: nemmeno all’interno dello stesso ambiente le persone la pensano allo stesso modo.
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Secondo alcuni infatti il poker non dovrebbe essere riconosciuto o semplicemente inteso come una professione. I discorsi da fare al riguardo sarebbero infiniti, e si rischierebbe di trascendere sul filosofico cercando di capire cosa renda un lavoro tale.
A noi non interessa combattere una battaglia per definirlo (possibile) “lavoro”, come se questo potesse nobilitarne la figura.
C’è chi può giocare per passione e nella speranza di guadagnare qualcosa, e chi fa la scelta – giusta o sbagliata che possa rivelarsi – di abbandonare le proprie sicurezze e di investire solo su se stessi e il proprio gioco, provando a mantenersi solo grazie alle vincite al tavolo verde.
Per quanto forse non sia alla portata di tutti, sicuramente c’è chi ci riesce, se pensiamo alla All Time Money List e ai vari Kenney, Bonomo, Negreanu, Ivey, e ad esempio i nostri Sammartino e Kanit.
Non servono per forza milioni di dollari per mantenersi con il poker. All’elenco dei giocatori professionisti si dovrebbe aggiungere l’albanese di quarant’anni protagonista di questa storia.
Negata la cittadinanza italiana a un poker player
Il player residente a Trento da 20 anni con famiglia e fedina penale immacolata, con il poker online guadagna almeno €15.000 all’anno (ladige.it), nello specifico €28.000 nel 2014, €15.000 nel 2015, €21.000 nel 2016, €20.000 nel 2017, €21.000 nel 2018 e €17.000 nel 2019.
Sono numeri che ripartiti al mese corrispondono a una paga che oscilla tra €1.250 e €2.300, con una media di €1.694. Certo non ha contributi, tredicesima, malattia e garanzie varie, ma è un’entrata dignitosa, superiore alla media nazionale.
Su queste basi sembrerebbe una cosa ottima, ma non sufficiente agli occhi dello Stato.
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Il poker player ha presentato domanda per richiedere la cittadinanza italiana, ma se l’è vista negare in quanto non può dimostrare di essere in grado di mantenere la famiglia.
Per poter ottenere la cittadinanza, con un figlio a carico, dovrebbe dichiarare negli ultimi tre anni redditi superiori a €11.878, ma come spiega Assopoker è una cosa impossibile per il giocatore trentino, in quanto le sue vincite, già tassate alla fonte, compaiono sotto redditi atipici (diversi).
Sembrerebbe che la sua domanda possa essere rivalutata dal Governo, comunque, forse proprio a causa dell’evidenza del contrasto tra i dati: il player è fino ad oggi assolutamente in grado di mantenere una famiglia, anche se sulla carta non lo è affatto.
Auguriamoci quindi che alla fine della storia si nasconda un lieto fine, che magari possa fare un piccolo passo per riqualificare l’immagine del giocatore di poker, da troppi anni criticata e giudicata in malo modo dalla maggioranza dei “non addetti”.
La figura del poker player evoca ancora l’immagine di un truffaldino che circola negli ambienti malfamati circondato da poco di buono, il cui guadagno corrisponde alla sofferenza del portafoglio altrui. Poco distante dal ladro a pensarci…