La nona giornata del campionato di Serie A si è conclusa come tutti si potevano aspettare. Una partita molto intensa, con poco spettacolo da entrambe le parti e decisa da episodi. Così è stato a San Siro tra Inter e Juventus, che hanno dato vita a un match che non resterà negli annali del calcio italiano, ma di certo ha già provocato e continuerà a provocare tensioni e botta e risposta.
Tutta colpa di un contatto, quello tra Dumfries e Alex Sandro a pochi minuti dalla fine del match, che ha portato alla concessione del rigore in favore dei bianconeri. Dybala è stato glaciale dal dischetto nel portare la situazione in parità. Decisamente meno freddo e deciso è stato Maurizio Mariani. Il direttore di gara della sezione di Aprilia è finito nell’occhio del ciclone per un episodio che poteva sembrare chiaro.
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Alla fine, però, una partita come il Derby d’Italia di ieri sera ci fornisce una lezione piuttosto evidente e difficile da confutare.
Veleni nonostante il VAR
Anche la presenza di uno strumento prezioso come il VAR, il cui acronimo si può tradurre come assistente video per l’arbitro, non ferma la nascita di veleni, lamentele, polemiche e arrabbiature da parte di chi si sente penalizzato. Persino il ricorso a questo strumento nella forma per cui è stato previsto, ovvero la correzione di un errore da parte del direttore di gara, ha generato l’ira da parte dei campioni d’Italia.
Quel che è certo è che non è accettabile vedere un allenatore che lancia una casacca in segno di dissenso. Così come non è accettabile vedere ex addetti ai lavori che parlano di condotta errata da parte dell’arbitro e dei suoi assistenti in sala video. L’unico errore evidente è il mancato fischio “in diretta” da parte di Mariani. Ma al di là di questo stona ancor di più il fatto che neanche il ricorso alla tecnologia venga accettato.
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Un segno a dir poco inequivocabile del fatto che in Italia il calcio rischia di fare una enorme fatica a crescere.