Il calcio italiano saluta commosso (e in parte anche riconoscente) Maurizio Zamparini. Quella relativa alla sua morte è stata la notizia con cui gli appassionati italiani si sono svegliati questa mattina, in un mix di shock e di commozione. Anche perchè il vulcanico imprenditore friulano è stato un personaggio che ha lasciato il segno nell’ultimo quarto di secolo di calcio.
Prima al timone del Venezia e soprattutto alla guida del Palermo, colui il quale si era fregiato del soprannome di ZampaMan ha provato a fare grandi cose con le risorse a sua disposizione. In entrambi i casi è andato avanti finchè ha potuto, con l’aggravante di uno sport che stava cambiando in maniera progressiva. E forse gli stava iniziando a sfuggire di mano dal punto di vista imprenditoriale.
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Al di là degli aspetti negativi, legati soprattutto alla fine della sua storia d’amore con la Sicilia, di MZ ricordiamo le cose egregie fatte per la città palermitana.
Maurizio Zamparini, re di Palermo
Zamparini arrivò a Palermo nell’estate del 2002, dopo aver risolto un contenzioso con la proprietà della sua ex squadra e soprattutto dopo una lunga trattativa con un altro personaggio che ci manca molto, Franco Sensi. L’allora proprietario sia del club siciliano che della Roma dovette cedere alle condizioni poste dal suo omologo friulano. C’erano tanti debiti da saldare, ma l’imprenditore se li assunse tutti.
La piazza lo accolse con entusiasmo, la Serie A sfiorata nell’estate del 2003 sarebbe arrivata dodici mesi dopo. Era il Palermo dei primi campioni del mondo Toni e Grosso, ai quali si sarebbero aggiunti in seguito Barone, Barzagli e Zaccardo. Una squadra stellare e capace di andare in Coppa UEFA al primo tentativo e per due stagioni di fila. Nel 2007 i rosanero sfiorarono addirittura la testa della classifica, girando la boa di metà stagione al secondo posto alle spalle della devastante Inter di Roberto Mancini.
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Una squadra capace di fare grandi partite in tutti i campi e di espugnare stadi prestigiosi come il “Delle Alpi” di Torino o San Siro. Il tutto grazie a gente come Amauri che ben presto sarebbe stato affiancato da Edinson Cavani e Fabrizio Miccoli. Dopo aver accarezzato il sogno Champions e aver vissuto un altro periodo di transizione, la stagione 2009/10 sarebbe stata magica. Con Delio Rossi in panchina da ottobre al posto del pittoresco Zenga e con un piccolo genietto del calcio che stava venendo a galla. Il suo nome è Javier Matias Pastore, null’altro da aggiungere.
In quella stagione fu la Sampdoria di Cassano e Pazzini a negare il sogno Champions al Palermo di Zamparini. E fu lì che qualcosa iniziò a venire meno. La fine del sogno è probabilmente da legare a un’altra data: 29 maggio 2011, finale di Coppa Italia e sconfitta contro l’Inter. Da lì in poi la squadra si dissolse pezzo dopo pezzo, tranne un acuto nel 2014/15 grazie a due fenomeni come Paulo Dybala e Franco Vazquez.
Il resto purtroppo è storia poco lusinghiera. Ma saranno in tanti a ricordare il “Palermo di Zamparini” come una delle più belle favole della storia recente del calcio italiano.
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Photo credit: @TorinoFC_1906 on Twitter