Alla fine la legge con cui viene assegnato il Pallone d’Oro cambia ancora una volta. A portarlo a casa in questo 2021 che sembra poter porre fine a un biennio difficile è stato nuovamente il più forte in circolazione, ma forse non il più meritevole in questi 24 mesi. Lionel Messi mette le mani sul più ambito trofeo individuale del calcio mondiale per la settima volta in una carriera da cinema.
Non è però un caso se parliamo di 24 mesi e non di anno solare, visto che nel 2020 questo premio non è stato assegnato dalla giuria e dagli organizzatori. Colpa del Covid, si disse per giustificare la mancata disputa per questo alloro che è sempre meno la celebrazione del campione e sempre più una sfilata. Ed è forse per questo motivo che c’è chi sostiene che non dovesse essere l’argentino a vincere.
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Il calcio divide ancora una volta, com’è sempre stato e come sempre sarà. Ma proviamo a capire le ragioni di chi con troppa facilità e velocità viene etichettato come hater.
Messi vince, Lewandowski mastica amaro
Con ogni probabilità erano in tanti a scommettere che il Pallone d’Oro sarebbe andato a Robert Lewandowski. È forse riduttivo dire che si sarebbe trattata di una compensazione per la cerimonia mancata di un anno fa, visto che anche nel 2021 il bomber polacco ha continuato a spaccare le porte. Ma come probabilmente dovrebbe essere ogni santo anno, la giuria ha premiato il più forte in assoluto e non il più performante in un periodo.
Un caso che non si è verificato, giusto per fare un esempio, nel 2018. A trionfare quella volta fu Luka Modric perchè – si disse al tempo – lo meritava in quanto vincitore della Champions e finalista ai Mondiali. A farne le spese fu Cristiano Ronaldo, ma a rammaricarsi fu anche Wesley Sneijder che con lo stesso palmares non fu premiato otto anni prima. Chi vinse quell’anno? Naturalmente il fuoriclasse ex Barcellona.
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Ci sono dunque tanti corsi e ricorsi storici per provare a spiegare che in fondo questo Pallone d’Oro non ha più quel valore che gli si poteva riconoscere fino a qualche anno fa. Di certo la presenza di fenomeni come Messi e CR7 ha spostato gli equilibri, ma non possiamo dare loro la colpa. Piuttosto è palese la mancanza di un criterio unico, che decida una volta e per tutte se premiare l’immensità di un campione o l’annata magica di un grande giocatore.