Giocare una sessione di poker online non è sempre facile. Soprattutto quando ci sono da fronteggiare avversari particolarmente skillati che possono renderci la vita difficile. A questo punto rischia di diventare fondamentale la capacità di prendere il coraggio a due mani e tentare la sorte. Magari piazzando un hero call che possa consentirci di aumentare i nostri profitti.
Non sempre si tratta di fare la scelta migliore, anzi è una decisione più di pancia che di strategia. In un certo senso è un momento che deriva dalla necessità di smuovere un po’ le acque. Ma possiamo vederlo anche come un messaggio che lanciamo a un oppo particolarmente esuberante, un modo per dirgli di non calcare troppo la mano, altrimenti rischia di farsi male seriamente.
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Ma quale può essere il momento giusto per piazzare una chiamata da eroe? A provare a spiegarcelo ci pensa Jonathan Little, un ottimo coach che sa bene che il timing fa gran parte di un buon giocatore di poker online.
L’hero call secondo Jonathan Little
Per spiegarci la situazione nel suo complesso, Little ha preso come riferimento una mano giocata durante il Super Millions su GGPoker, con un buy-in da 10.300 dollari e un montepremi garantito da un milione. Di fronte c’erano Bruno Volkmann, giocatore brasiliano di grande livello, e Claus Segebrecht, rivale austriaco che ha saputo far parlare di sé in questi ultimi mesi.
Arrivati in heads up, i due hanno giocato una mano con il sudamericano sul big blind Con A-5 di cuori. L’austriaco completa prima di fare call al raise piuttosto lungo di Bruno con K-4 off.
Il flop recita 6-9-3 con due picche, Volkmann punta per il 25% del pot, Segebrecht opta per il call e sembra avere un po’ di fortuna al turn con un bel Re di cuori. Il brasiliano decide di proseguire con la sua action e punta ancora un quarto del pot, ovvero 467.200 su un piatto da oltre un milione e 600mila gettoni. Il thinking process di Segebrecht dura tre secondi: call.
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Il river è un altro Nove che in teoria potrebbe cambiare il destino della mano, pur non completando progetti di flush o di scala. Volkmann ha meno di una pot size bet (1.874.000 chip contro un piatto da 2 milioni e mezzo) e decide di checkare. È il momento decisivo del colpo, in quanto Segebrecht rompe gli indugi e manda i resti. Bruno ci pensa su per una ventina di secondo e opta per l’hero call.
La mano e il torneo li vince entrambi l’austriaco.
Una giocata discutibile
Dopo una continuation bet sul flop e un’altra puntata poco decisa al turn, Volkmann ha deciso di lasciare l’azione al suo avversario al river. La sua eccessiva fiducia nell’Ace-high lo ha indotto a compiere una scelta che si è rivelata errata. Lo sbaglio consiste soprattutto nel non aver dato seguito a un’eventuale logica che lo vedeva puntare con un Nove, che avrebbe dato un trips al river.
Il fatto di essersi concesso al suo rivale dopo la quinta carta ne ha di fatto ridimensionato la forza della mano proprio agli occhi di Segebrecht, il quale dopo il check di oppo si è reso conto di avere la mano migliore con top pair. Anche perchè il check, considerando l’entità del pot e lo stack rimasto al brasiliano, non concedeva grosse vie di scampo.