Da quando la teoria del poker si è evoluta includendo il concetto di balancing, si sente spesso parlare di “range protection“, espressione che a volte genera confusione nei poker player in crescita.
Siamo infatti abituati a un diverso (e obsoleto) concetto di “protezione”. Tempo fa si diceva di “proteggere le coppiette” o “puntare per protezione“, ma l’idea di range protection non ha nulla a che vedere con questo.
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Che cos’è il “range protection”
Per farla breve, proteggere un range significa renderlo impossibile o difficile da exploitare. Per ottenere questo risultato, l’idea è di costruire un range che non sia sbilanciato verso air o verso valore.
Per proteggere i nostri range dovremo avere una porzione di valore e una porzione di air, e dovremo fare attenzione ad applicare questa strategia su ogni nostra action possibile.
Se infatti per molti è un discorso chiaro per dinamiche di bet o raise (mixando mani forti con bluff, in modo da mettere in difficoltà i call avversari), il concetto non è così elementare per esempio pensando al checking range.
Checkare può essere l’arma più debole in nostro possesso, perché se puntando potremo vincere il piatto con o senza showdown, il check tende ad essere sbilanciato verso le mani che hanno mancato il board, e si espone così all’aggressività avversaria.
Per questo si parla di protezione: quando il check è il nostro punto debole, possiamo proteggere la forza del nostro range checkando anche con qualche mano di valore con lo scopo di colmare il buco dei nostri check-fold con dei check-call e check-raise.
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Nella pratica non è sempre semplice come nella teoria: tutta la strategia varia a seconda del board che ci si presenta davanti, dell’action precedente e dei range nostri e del nostro avversario.
Per costruire un range di check a prova di bomba dovremo fare molto lavoro fuori dai tavoli cercando di tenere in considerazione tutte le variabili, anche perché spesso ci toccherà sacrificare parte del nostro betting range per inserirlo nel checking range, spostando tutti gli equilibri del caso.
Se consultiamo un solver poi, ci rendiamo velocemente conto di come in alcuni spot tutto il nostro range sia diviso (punto percentuale più o punto percentuale meno) nelle azioni di check e bet, proprio per rendere impossibile al nostro avversario stimare un “peso” della nostra azione in termini di forza della mano.
Ovviamente siamo esseri umani e non solver, e non riusciremo a checkare nel 77,43% dei casi, ma conoscere questo concetto è un primo e importante passo per evitare facili errori come checkare troppe mani deboli e puntare troppe mani forti.
Nota finale: come tutte le strategie tendenti alla GTO, non sempre avrà senso mettere in pratica tutto questo. Se ci troviamo ai micro limiti contro un field che commette molti errori, potremmo guadagnare di più giocando in maniera completamente ABC…