Il mental coach Adam Carmichael spiega i cinque nemici più ostici che potremo trovarci a un tavolo… o meglio nella nostra mente.
Ok skill, tecnica, strategia, esperienza, ma senza un buon mindset non si va lontano.
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1. Attaccamento
Attaccamento alle mani, ai risultati, alle situazioni. Quello che succede al nostro cervello è che si ripete che vuole vincere, ma l’attaccamento crea vulnerabilità.
Se provi attaccamento per una cosa hai paura di perderla. Attaccamento ai soldi? Temi di perdere soldi. Attaccamento alle persone? Temi di perdere le persone.
Si crea una superdipendenza, vogliamo troppo che le cose vadano come vogliamo.
La cura è l’esatto opposto, distaccarsi. Nel caso del poker non essere attaccati alla vittoria, ma accettare qualunque outcome. Se è un altro attaccamento, devi imparare a distaccarti da esso.
2. Aspettative
Da giocatori ci aspettiamo di vincere, di guadagnare soldi, ma come saprete non succede sempre. Vedere le nostre aspettative infrangersi crea tensioni, rabbia, frustrazione.
Aspettarsi di vincere è un problema, la nostra aspettativa deve essere quella di giocare bene, controllare le variabili che possiamo controllare.
La soluzione è il realismo: sposta la tua aspettativa dalla vittoria al giocare bene. Vincere non è sotto il tuo controllo, la qualità del tuo gioco sì.
3. Incertezza
L’incertezza è subdola, sempre nascosta dietro di noi. Nel poker il discorso si traduce in “Odio non sapere se vincerò.” o non sapere quando finirà lo swing, o se la sessione sarà buona o cattiva.
L’incertezza fa parte del tessuto che compone il poker, è in ogni sua variabile. Per questo il poker è complicato!
Dobbiamo imparare a incanalare questo sentimento in qualcosa di più produttivo. Una soluzione è il coraggio, ovvero la sensazione di voler saltare all’interno dell’incertezza per scoprire come è. Amare l’incertezza. Un’altra soluzione è la sicurezza, costruire il tuo gioco, la tua strategia, in modo che anche se non puoi sapere cosa succederà, avrai fiducia nel tuo gioco.
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4. Preferenze
Qui non si parla di essere attaccati a una cosa o aspettarsi un risultato, ma proprio di apprezzare qualcosa di specifico. Ad esempio “mi piace vincere”.
Si divide tutto in due liste di solito, cose che piacciono e cose che non piacciono. Se si verifica qualcosa della prima lista siamo felici, se invece della seconda ci si sente male.
Ho notato che spesso la lista di cose che piacciono è molto breve, mentre quella contraria bella lunga. La soluzione è la flessibilità, dobbiamo togliere questo limite di “vincere = sto bene, perdere = sto male”. Dobbiamo vedere l’aspetto positivo in quasi ogni situazione. Concentrati sulla frase “imparerò da ogni evenienza”.
5. Importanza
Dai troppo peso alle cose che vuoi, in un dialogo interiore qualcosa come “Devo vincere!”. È normale essere competitivi e voler vincere, ma come risultato diamo troppa importanza a tutto questo.
Assomiglia molto all’attaccamento, ma è come se fosse qualcosa di più elevato da raggiungere. Di conseguenza senti pressione, stress, frustrazione cercando di raggiungere questa cosa. Più è importante per te, più ne sei vulnerabile.
Dobbiamo accettare che le cose non vanno come vogliamo, tutto può accadere e va bene così.
A volte ci preoccupiamo di cosa ci può succedere se si realizza il contrario del nostro obiettivo. Siediti e riflettici, se questa cosa a cui dai importanza non va come ti aspettavi, cosa ne sarà della tua vita? Ti accorgerai che 99 volte su 100 andrà comunque tutto bene, e che questa cosa importante non sia poi così importante.