Dopo Imsirovic è frenesia: esplodono le accuse di cheating high stakes

Apr 22, 2022

Vi diremo la verità: non avremmo voluto scrivere articoli del genere per vari motivi. Le accuse non sono supportate da alcuna prova, cosa che le rende a nostro avviso trascurabili, e ci piace difendere l’aspetto onesto del poker, ambiente che già è vittima di pregiudizi tutt’altro che nobili e che ci impegniamo nel nostro piccolo a sdoganare.

Ultimamente però non si parla d’altro, sui portali dedicati, sui social, sui video in rete, di tutti i nomi che vengono accostati a pratiche disoneste, da RTA a collusion passando addirittura per organizzazione di culti… insomma non potevamo rimanere ciechi, e in questo articolo riassumeremo tutti gli scandali (non accertati) che stanno spuntando qua e là.

 

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Come un effetto domino, le accuse di Alex Foxen nei confronti di Ali Imsirovic, che avrebbe barato ai tavoli live e usato RTA e multiaccount nell’online fino all’arrivo del ban, hanno scatenato letteralmente la community che sapeva molte cose ma ha sempre tenuto tutto per sé fino ad ora.

Che sia perché le parole di Foxen hanno dato a tutti il coraggio di parlare, o perché qualcuno abbia voluto godere dei suoi 15 minuti di notorietà danneggiando qualche giocatore, sotto il mirino di varie persone sono finiti anche Bryn Kenney, Jake Schindler e lo stesso Foxen.

La storia raccontata su Kenney peraltro è bella particolare: Martin Zamani ha sparato una lunghissima sequela di Tweet raccontando di una sottospecie di setta/culto istituito da Bryn, che avrebbe a suo dire assoldato una schiera di giocatori che colludessero su alcuni tornei online, in cui Kenney avrebbe oltretutto ricevuto una parte della rake versata.

A questo si uniscono, sempre nel racconto di Zamani, utilizzo di RTA, collusion forzata nei satelliti e ghosting, e la componente di culto sarebbe amplificata da una sorta di mobbing di gruppo con chi non seguiva le direttive di Bryn e addirittura l’intervento di uno sciamano, da cui Zamani sarebbe stato inviato per un rituale a base di incenso e veleno di rana.

Per saperne di più, Martin ha approfondito i dettagli in un video con Doug Polk linkato qui sotto. PokerNews riporta che un altro giocatore stakato da Kenney in passato avrebbe confermato le parole di Zamani.

A difesa, sembrerebbe che la maggioranza dei pro stiano difendendo Kenney, il quale avrebbe denunciato Polk per il podcast qui sopra. Lo stesso Polk ha invitato Kenney per par condicio, ma il leader della All Time Money List non avrebbe risposto. Doug inoltre ha twittato di non aver mai passato così tanto tempo a discutere in privato di cheating, e che sarebbe estremamente prudente se dovesse giocare high stakes online in questi tempi.

Alex Foxen invece è stato tirato in ballo ricordando quella storia di quando si trovò al tavolo finale con sua moglie e fu accusato di soft-play se non peggio. Per quanto non sia il massimo, ci esponiamo nel dire che in effetti sia meno grave di collusion e RTA.

Un’altra accusa arriva da Chance Kornuth, che spiega nel dettaglio su Twitter il suo pensiero, nel quale compaiono come nomi confermati di cheater, Ali Imsirovic e Jake Schindler. Ancora una volta, non sono allegate prove al riguardo e per il momento si tratta solo di speculazioni.

 

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La soluzione: una black-list globale?

Se ne discute da anni oramai, e forse si stanno muovendo i primi passi per una possibile soluzione. Uno dei problemi principali è il giocatore disonesto che magari viene bannato da una poker room solo per poi continuare il suo gioco truffaldino sulle altre room o nei tornei live.

L’introduzione di una black-list comune, che segnali i player disonesti e si muova in modo compatto contro di loro, potrebbe essere una bella battuta d’arresto per il problema, a partire dagli high stakes fino ai livelli più bassi.

È PartyPoker a rompere il silenzio, provando a tastare il terreno: “Il direttore della sezione integrità del gioco sta parlando della possibilità di una poker black-list globale per chi imbroglia”

 


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