Si dice che basti mezz’ora per capire chi sia il pollo al tavolo.
Se poi non se ne trova nemmeno uno, la risposta la dovreste sapere da voi…
Il poker Texas Hold’em è un gioco molto complesso e allo stesso tempo estremamente intuitivo, ed è forse questo uno dei motivi per cui è diventato così popolare negli ultimi anni.
Sempre più persone si sono cimentate in quel giochino che vedevano in televisione, con risultati più o meno soddisfacenti.
Tuttavia anche i professionisti più navigati hanno avuto una loro “prima volta” al tavolo verde e avranno commesso – come tutti – i classici errori dovuti all’inesperienza.
Quest’oggi andremo a sviscerare, senza addentrarci eccessivamente in tecnicismi incomprensibili ai più, gli errori più comuni commessi dai principianti a poker Texas Hold’em.
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Curiosità assassina
Il Texas Hold’em è un gioco di strategia e come tale va approcciato.
Per quanto la tentazione di giocare qualsiasi mano da qualsiasi posizione e con qualsiasi situazione in stack sia fin troppo allettante, vi sono situazioni in cui è meglio evitare di entrare in gioco e altre invece dove è bene spingere sull’acceleratore.
Prima di fare qualsiasi mossa, non appena ricevute le due hole cards, bisogna tenere in considerazione:
- fase di gioco (solo nei tornei)
- stack in gioco
- posizione
- mano di partenza
- history al tavolo
- immagine
La madre di tutti gli errori risiede indubbiamente nel preflop: in base ai fattori menzionati sopra infatti, andremo o meno a giocare una certa mano in un determinato modo.
I principianti tendono comunemente a sottovalutare uno o più aspetti nel momento di decidere se entrare in gioco o passare: proviamo a capire a che tipo di errori si può incorrere.
Posizione
La posizione nel Texas Hold’em è più importante delle carte che si hanno in mano. Va da sé che giocare fuori posizione sia estremamente svantaggioso e per farlo occorre avere una buona mano o un piano ben preciso in testa in base alle informazioni raccolte sugli avversari nel corso della partita.
Ecco perché è bene giocare da early position – le prime posizioni che devono fare azione preflop – delle mani mediamente più forti di quelle che si giocheranno da late position – Hi Jack, Cut Off e Bottone.
Discorso differente dai bui, dove nel lungo periodo sarà praticamente impossibile vincere dei soldi- nel cash game – o delle chip – nei tornei -.
I principianti tendono a non considerare la posizione come un fattore predominante trovandosi spesso e volentieri in svantaggio rispetto agli avversari.
Stack in gioco
La matematica applicata al gioco del Texas Hold’em si riduce nel calcolo delle probabilità e in quello delle pot odds, ovvero quando conviene o meno investire una certa cifra per vincerne un’altra X a fronte di un’equity – probabilità di vittoria – Y.
Ecco perché è fondamentale conoscere sempre alla perfezione il rapporto tra stack e blind in gioco, dal momento che i nostri range – mani con cui entrare in gioco – cambieranno a seconda del numero di big blind a nostra disposizione e da quello dei nostri avversari.
Chi non è troppo esperto tende quindi a chiamare più spesso in situazioni in cui le odds sono sfavorevoli, magari fuori posizione…
Starting hand
Alcune carte sono davvero simpatiche, altre ancora corrispondono alla nostra data di nascita o al numero fortunato del cognato della zia…
Eppure, nonostante ci piacciano così tanto, alcune mani è meglio passarle già dal preflop. Il motivo? Nella maggior parte dei casi è racchiuso nei due punti precedenti:
- Non abbiamo uno stack sufficiente per fare azione
- Non abbiamo posizione sugli avversari
Per le stesse ragioni tanti amatori tendono a “overfoldare“, ovvero passare alcune mani di partenza in situazioni specifiche dove sarebbe meglio aggredire o mani di valore in spot dove gli avversari stanno abusando della posizione per piazzare un bel bluff.
Gli errori nel postflop
Gli errori commessi dopo il flop, ovvero dopo che il dealer ha stesso le tre carte comuni sul board, sono sempre frutto di quelli preflop come detto in apertura.
Una mano marginale giocata fuori posizione contro il chipleader al tavolo, dove per rimediare all’errore commesso si cerca disperatamente di bluffare combinandola ancora più grossa, è il più classico degli esempi.
Le modalità di “imbarco” – come si dice scherzosamente in gergo – sono molteplici e variano in base a tanti fattori. In generale i punti deboli degli amatori nel post flop possono riassumersi in:
- fold troppo tight/call troppo loose alle c-bet
- fold troppo tight/call troppo loose alle second barrel
- fold troppo tight/call troppo loose alle triple barrel
- pochi check-raise in semi-bluff
- tendenza a nascondere eccessivamente il valore della propria mano
- tendenza a giocare in modo troppo aggressivo senza alcun valore, in situazioni svantaggiose
- frequenza troppo bassa/alta di c-bet
- frequenza bassa/alta di second barrel in bluff
- tendenza a “pescare” la carta fuori posizione – giocare con una mano dall’equity molto bassa nell’unica speranza di centrare il punto desiderato -.
Queste solamente a grandi linee perché in ogni singola mano vi possono essere mille e una ragioni per commettere qualsiasi tipo di errore.
Ora che avete fatto un ripasso degli errori principali commessi dai neofiti non vi resta che schierarvi ai tavoli.
Un momento però, tornei o cash game?
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