Quella che pubblichiamo oggi è una storia che parla di poker, almeno in superficie.
E’ un racconto dai contorni mistici, perché in fondo il poker può essere o non essere un gioco di carte, dipende da che prospettiva lo si osserva.
Siamo a febbraio 2018, esattamente due anni fa, e dalle parti di Rozvadov si disputa il Millions targato PartyPoker. In quell’occasione Viktor ‘Isuldur’ Blom centrò il suo secondo successo milionario nei tornei dal vivo.
CLICCA QUI per l’intervista al campione svedese all’ultimo EPT di Praga
Just play
Osservare, scattare, metabolizzare, trasformare, scrivere. Il processo può richiedere più tempo del previsto e il risultato è incerto.
Partiamo dalla fine, che poi fine non è. L’adrenalina è ancora in circolo e il sogno di un altro final table di prestigio a distanza di pochi mesi da Praga è passato più volte per la sua testa.
Gabriele Lepore si trova al tavolo televisivo del PartyPoker Millions Main Event, ancora 240 giocatori in corsa sui 1022 iscritti, a un centinaio di posizioni dai premi.
Io mi trovo nella sala principale, a seguire l’action sugli altri tavoli e scattare qualche bella foto, quando Galb mi scrive su Whatsapp: “Busto. La bestia nera ha vinto ancora.”
Quasi incredulo corro al piano di sopra e lo trovo al bar assieme a Carlo Savinelli. Jason Wheeler gliel’ha combinata nuovamente, dopo Praga anche qui a Rozvadov.
The Wheel(er)
E’ curioso come lui si chiami proprio Wheeler. Dall’inglese wheel, ruota, per estensione potrebbe essere colui che la fa girare, ma in realtà è quest’ultima a girare per lui.
Chi è del settore lo conosce molto bene, io l’ho incontrato la prima volta lo scorso dicembre, al PokerStars Championship di Praga, dove ha chiuso al secondo posto.
Una risata che sgorga dal profondo. O forse, soltanto, un piatto vinto.
Mi aveva incuriosito sin dal Day3, quando per un’intera giornata continuava a dar spettacolo seduto al tavolo di Galbone, che passava, passava, passava.
E Wheeler, tra un risata e l’altra, accumulava, accumulava, accumulava. Un carisma, una presenza e una voglia di rivalsa che mi catturò all’istante.
Dietro il suo atteggiamento al limite dello spavaldo c’era qualcosa che non mi tornava. Come se stesse nascondendo un passato turbolento seppellito a sua volta da una montagna di incertezze.
Nel corso di una delle tante pause ci troviamo in ascensore e scambiamo due battute, mi racconta di un sogno.
Un ricordo del tavolo finale di Praga, dal suo punto di vista.
Aveva sognato di arrivare al tavolo finale e di eliminare, uno ad uno, tutti gli avversari: “E poi…Hai vinto?”
“Non posso dirlo, può anche darsi…Mi sono svegliato proprio sul più bello!” Mi risponde lui.
Che ci crediate o no, in quel di Praga Wheeler è riuscito davvero a centrare il final table, eliminando proprio Galb in quarta posizione dopo aver girato le carte al 47%, per poi raggiungere il testa a testa finale con il triplo delle chip dell’avversario.
Trasferitosi da poco nella capitale ceca con tanto di compagna al seguito vincere il titolo più prestigioso d’Europa, in quella città che rappresentava l’inizio di un nuovo ciclo della sua vita, doveva essere qualcosa di troppo più importante dei soldi.
Quelli sarebbero arrivati comunque, perché il deal con l’avversario lo aveva già stretto prima di cominciare l’heads-up:
“Sentivo di voler la vittoria più di chiunque altro qua dentro. Arrivare secondo fa male e lo farà per un po’ di tempo.” Mi aveva raccontato a caldo dopo essersi alzato dal tavolo.
Re-play
Il tempo passa, due mesi per l’esattezza. Siamo al Day2 del Millions e Galb si trova in un tavolo tostissimo: Ludovic Geilich, Niall Farrel, qualche altro super regular straniero e…Jason Wheeler, per l’appunto.
Galb al TV-table.
Da questo stesso punto di vista Jason si troverà all-in con A-K contro la coppia di Jack di Gabriele, per un piatto da 8 milioni di chip che vale la permanenza in una delle fasi più calde del torneo.
Ancora una volta 47% contro 53%, ancora una volta il vento, la ruota, the wheel, gira dalla parte dell’americano.
“La bestia nera ha vinto ancora…” Ma, in fondo, ha vinto solo una battaglia. La guerra pare sia ancora intento a combatterla, che si tratti di un torneo o di qualcosa di più grosso non ci è dato a sapere.
Quel che invece possiamo intuire, almeno osservando il suo atteggiamento, è che in fondo Jason fa parte dei ‘buoni’. E che anche stavolta avrebbe fatto di tutto per tornare a giocarsi il titolo al final table.
47
Si dice che le persone particolarmente sensibili riescano in qualche modo ad avvertire il pericolo, ancor prima che questo prenda forma.
Quella che vedete sopra è la faccia di Jason dopo aver messo tutte le sue chip al centro, mentre attende il turno dei tre avversari che stanno alla sua sinistra. Il primo annuncia “Call“, gli altri passano.
Jason gira un Asso e una Dama, Adrian una coppia di Otto. Ancora quel 47% che nelle due occasioni precedenti non lo aveva tradito e che, nel giro di un minuto, metterà fine alla sua avventura al Main Event.
That’s poker guys, o forse no.
NOTA
Foto e contenuti sono di esclusiva proprietà dell’autore (Stefano Atzei), vietata la riproduzione. Specialmente senza precauzioni.Â
Se vi siete persi il racconto di Giuliano Bendinelli sulle tre scuse top per non pagare il conto a cena tra pokeristi è il momento DI CLICCARE QUI.