Prosegue uno dei duelli più appassionanti nel poker mondiale recente, ma che non si sta disputando su alcun tavolo live oppure online. Stiamo parlando del contenzioso che vede come protagonisti Jonathan Duhamel e la Canada Revenue Agency. Di fatto il fisco canadese sta ancora portando avanti la sua battaglia legale contro il vincitore del Main Event delle WSOP 2010.
Dal canto suo il campione del mondo di dodici anni fa sta cercando di limitare al minimo i danni che potrebbe subire. Giusto per fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti, al momento Duhamel sta riuscendo ad avere la meglio. Il tutto dopo una battaglia che dura praticamente dalle settimane successive al capolavoro che riuscì a mettere a segno a Las Vegas.
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Jonathan Duhamel ci prova: “Sono scarso…”
Nel 2013 è partita una vera e propria battaglia legale, avviata proprio dalla CRA in base alle vincite ottenute da Jonathan Duhamel. Si parla chiaramente di guadagni ottenuto da una attività considerata un vero e proprio lavoro o comunque un business. La replica del campione del mondo del 2010 in un primo momento si difende definendo il poker come un gioco di fortuna.
L’agenzia di riscossione nazionale del Canada però insiste e fa capire chiaramente che la sua condotta è da considerare pari a quella di un uomo d’affari. Salvo poi vedersi rispondere da Duhamel che per lui il poker non è altro che un hobby. Finchè non si arriva all’ultimo disperato tentativo da parte del poker player di evitare il salasso fiscale.
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La nuova strategia di Duhamel consiste nel tentare di sminuire le sue abilità al tavolo. Jonathan sostiene di non avere alcuna preparazione tecnica sul gioco, ma di certo ha avuto la possibilità di sconfiggere gli avversari grazie a componenti legate alla fortuna e al caso.
Inoltre Duhamel sostiene che questo genere di condotta da lui tenuta non garantisce profitti nel medio e lungo termine. Motivo per cui non poter considerare la sua attività come continuata nel tempo, e quindi definibile alla stregua di un business.
La giocata rischiata da Duhamel convincerà i giudici?