Qualche giorno fa abbiamo visto Spidey, mentalista, prestigiatore e sociologo, smontare o confermare le principali teorie sul caso Adelstein-Lew.
Alla fine, pensando alla confusione di Robbi tra J3 e J4 e le successive dichiarazioni, qualcosa non convinceva l’esperto di body language, che ha deciso di risolvere questa cosa con la skill che conosce meglio.
Un nuovo piccolo capitolo dell’Adelsteingate che passa per l’analisi del linguaggio del corpo.
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Usiamo il linguaggio del corpo.
Vediamo Garrett che appena vede lo showdown va in modalità “freeze-flight-fight”: quando vediamo qualcosa che ci mette a disagio o ci minaccia, rispondiamo in uno di questi modi, nello specifico lui si “ghiaccia”, si paralizza. Inoltre sta in silenzio per molti minuti.
In questo lasso di tempo vediamo che si guarda attorno sconvolto, è un tipico segnale: quando vediamo che qualcosa è andato storto, cerchiamo una via d’uscita. Allo stesso tempo stringe le dita quasi a pugno, un segno di tensione molto forte.
Quando gli altri giocatori parlano della mano, cercando un po’ di giustificare, Garrett stringe le labbra che significa negazione rispetto a qualcosa, in questo caso “Io non ci credo”. Indica frustrazione, disaccordo. Quello è il momento in cui ha già deciso che Robbi stesse barando.
Passiamo a lei, riprendiamo la teoria che pensasse di avere un tre in mano. In questi casi, quando giri le carte e vedi un quattro, si dovrebbe vedere un “A-ha moment”, un’espressione di confusione, di aver sbagliato. Può anche essere che abbia resistito per paura di sembrare stupida in TV.
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La seconda cosa è che non vediamo nemmeno un momento di celebrazione per la vittoria. In precedenza l’abbiamo vista molto reattiva ed emotiva, sorride molto, si emoziona quando le cose vanno bene.
Lei ha appena vinto una mano da più di centomila dollari contro un giocatore molto apprezzato basandosi su un tell. Se non festeggiasse per i soldi, dovrebbe almeno festeggiare il fatto di aver avuto la meglio.
L’unica cosa che fa è toccarsi molto il viso. Secondo una ricerca dell’università di Grenada, in situazioni di stress il flusso di sangue si sposta in varie zone a seconda del tipo di stress. A volte nel cervello per aiutarci a pensare, altre volte nel naso per farci respirare, per esempio. Spesso questo porta le persone a toccarsi il volto.
Cosa vuol dire tutto questo? Poco o niente, non indica con certezza che abbia barato, non è così che funziona il body language. L’unica cosa che non credo è che abbia passato tutta la mano convinta di avere J3, ma almeno ogni tanto era consapevole di avere J4.