Dopo molti anni di Texas Hold’Em, sempre più giocatori si stanno avvicinando all’Omaha, ma l’impatto iniziale può essere una bella botta da sopportare.
Sulla carta potrebbe sembrare che Hold’Em e Omaha siano molto simili, ed è per questo che molti giocatori si spostano in quella direzione: le fasi di gioco sono uguali, le common cards anche, l’unica differenza è che si hanno quattro carte in mano e bisogna utilizzarne obbligatoriamente due delle proprie.
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Un’altra differenza è che quasi sempre l’Omaha si gioca in modalità Pot Limit, che può essere un po’ complicata da apprendere.
Tornando a noi, le differenze tra Hold’Em e Omaha in realtà sono notevoli, soprattutto per quanto riguarda il valore relativo delle mani e le probabilità di vittoria, ed è su questo che la maggior parte dei giocatori che passano all’Omaha si inchiodano.
Phil Galfond, stimato maestro della disciplina, corre in vostro soccorso, puntualizzando gli errori più comuni di chi è agli inizi con le quattro carte.
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“L’errore più comune che vedo in chi passa da NLHE a PLO è sopravvalutare le overpair, two pair, colori e progetti di colore, scale e progetti di scala.
Con quattro carte è molto facile avere progetti di colore nut, top two pair. È più facile settare, in confronto all’hold’em.
Quindi quando in PLO molti soldi vanno nel piatto, e tu hai top e bottom pair… la tua mano è scarsa, ti troverai contro i set e le top two pair, oppure giocherai al 50%-55% contro un monster draw.
Non ti legare alla qualità delle mani dell’Hold’Em in Pot Limit Omaha.”