Quando parliamo di Phil Hellmuth non possiamo fare riferimento solamente a un giocatore di poker nella sua “purezza”. Bisogna fare per forza un riferimento a un personaggio che ha vissuto, nella sua vita, almeno 5-6 vite “normali”. Un uomo in grado di affrontare tante avversità , tanti episodi di varia natura ma sempre con le motivazioni giuste e un egocentrismo che in questo mondo serve eccome.
Ma come tutti i personaggi che sono arrivati al top dei rispettivi ambiti di competenza, anche The Poker Brat ha avuto un inizio complicato. Nessuno può credere di arrivare in alto senza vivere dei momenti difficili e il primatista di braccialetti vinti alle WSOP non rappresenta di certo un’eccezione. Soprattutto in un mondo duro e senza “agevolazioni” come quello del poker e più in generale del gaming live.
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Gli inizi difficili di Phil Hellmuth
In un’intervista rilasciata per il nuovo podcast di Dan Cates e riportata anche dagli amici di Assopoker, Phil Hellmuth ha raccontato la sua storia. E lo ha fatto partendo proprio dagli inizi, sicuramente non terribili ma al tempo stesso ricchi di insidie. Il suo racconto è come sempre fedele e ricco di dettagli, più o meno interessanti:
Ho scoperto le mie prime partite di poker al terzo anno di università . Al tempo potevi fumare erba all’aperto, ma non potevi giocare a poker perchè era vietato. Pensai che fosse una cosa scandalosa. In ogni caso mi ritrovai a giocare contro professori e avvocati, li massacrai e pagai il prestito studentesco.
Poi per lui è arrivato il momento che tutti gli appassionati del gioco sognano. Ovvero l’approdo a Las Vegas, tra qualche incertezza e molta fiducia in se stesso:
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Nei primi 9 viaggi andai sotto. Mi lasciavo prendere la mano da altri giochi, come il craps e il baccarat. Ero ancora troppo attratto da questi giochi, così decisi di dire basta e di concentrarmi solo sul poker. Ora gioco ancora a blackjack e baccarat, ma per pur divertimento.Â
A chiudere questa intervista c’è un aneddoto molto interessante, che spiega in parole povere che non tutto per Phil Hellmuth è stato facile:
Un giorno provai a prendere un taxi e gli dissi che non avevo un dollaro. Mi portò comunque e io nel frattempo chiamai mia madre ma rispose mio padre, che odiava il fatto che giocassi. Mi disse che potevo tornarmene in autostop. Gli dissi che avevo circa 800 dollari da parte a casa, mia madre mi ci pagò il biglietto per tornare ma fu l’ultima volta in cui mi aiutò.