Phil Hellmuth è senza dubbio uno dei giocatori maggiormente celebrati nella storia recente del poker mondiale. Un dato in particolare parla per lui ed è ovviamente il record di braccialetti vinti alle World Series of Poker. Ma se c’è un aspetto del suo gioco che non è mai migliorato e forse mai migliorerà, è quello che stiamo per riscontrare.
In quella che è anche una pessima gestione del mindset in una situazione di short stack, The Poker Brat non riesce a gestire una mano all’apparenza facile. A Tom Marchese, così, basta davvero poco per portare a casa un pot di cui è stato unico aggressore post-flop. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa ha combinato Hellmuth in questo colpo, giocato nel torneo da 50.000 dollari durante lo scorso Poker Masters.
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Phil Hellmuth vittima di se stesso
Situazione: final table livelli 20.000/40.000 big blind ante 40.000
Preflop: Hellmuth vede Q♥J♠ da early position e rilancia a 85.000, con Holz che fa call da small blind con un 7♦, anche se non conosciamo la seconda carta. Marchese vede 3♣2♣ da big blind e completa. Il pot sale a quota 285.000 chips.
Flop: K♦J♣6♣ – tutti e tre optano per il check
Turn: 4♦ – ancora check di Holz, Marchese esce in puntata per 165.000 e trova il call di Hellmuth. Fedor invece passa. Il pot sale a quota 615.000 chips.
River: 8♥ – second barrel di Marchese che mette 425.000 chips al centro. Hellmuth viene praticamente messo ai resti e opta per il fold.
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Come abbiamo già scritto, Phil Hellmuth in questa situazione è vittima di se stesso. The Poker Brat, in un colpo dalla dinamica abbastanza standard, si lascia convincere del fatto di non avere la mano migliore.
Ne ottiene il massimo beneficio Tom Marchese, il quale ha cercato il bluff proprio in virtù dell’atteggiamento eccessivamente passivo del suo avversario. In casi del genere, chiunque abbia bucato il draw cerca l’aggressione in bluff al river. Il vortice negativo di Hellmuth, però, non ha consentito di leggere una situazione abbastanza standard.