Il Main Event dell’EPT Praga è stato di fatto l’ultimo grande evento nel lungo calendario del poker internazionale nel 2022. Siamo reduci dalla vittoria ottenuta dal canadese Jordan Saccucci, ma tante cose sono successe in queste due settimane di grande poker. Il merito è soprattutto dei giocatori, anche dei più forti, come nel caso di Steve O’Dwyer.
Il player irlandese, dopo un breve periodo di stop, ha deciso di tornare ai tavoli. La sensazione è che voglia tornare ai livelli che lo avevano contraddistinto nella prima metà del decennio scorso, in cui era senza dubbio uno dei migliori. Il mango è stato messo da parte, ma non le sue abilità. Specie in una mano folle come quella che stiamo per analizzare.
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Steve O’Dwyer fuori da ogni schema
O’Dwyer si trova contro un giocatore occasionale, in quella che è letteralmente la sua seconda mano in questo Main Event. Siamo ovviamente in early stage, con livelli da 400/800 e un big blind ante da 800.
Steve apre da UTG+1 a 1.600 con 5♠5♣ e si trova contro la 3-bet del giocatore sul big blind, che con Q♦Q♣ mette 5.000 chips al centro. C’è il call dell’irlandese, che si presenta nel colpo con 30.000 chips contro le circa 51.000 di oppo. Ora al centro ci sono 10.200 chips.
Flop: K♣J♥5♥ – il giocatore su big blind fa check-call sulla bet da 2.500 di Steve, con il pot che sale a quota 15.200 chips.
Turn: J♦ – altro giro e altro check-call da big blind, con O’Dwyer che aveva puntato 4.500 chips. Il pot sale ancora: 24.200 gettoni al centro.
River: K♠ – oppo checka ancora, Steve shova per circa 18.000 chips e trova il call del suo avversario che è costretto a lasciare per strada più di mezzo stack.
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Non c’è dubbio sul fatto che Steve O’Dwyer avesse davanti a sé una specie di bancomat, pronto a giocarsi tutto con la sua monster hand. La bravura dell’irlandese sta nell’aver letto proprio quel genere di mano al suo rivale, come coppia di Assi o – come effettivamente è successo – coppia di Q.
La follia consiste nell’incapacità del giocatore su big blind, che non a caso è un occasionale, di capire di essere sotto nonostante una mano di grande valore. Persino al river, dove anche AK lo ha sorpassato.