“Mi sono fatto il regalo di Natale” recitava il testo della story Instagram di Dario Sammartino che festeggiava la vittoria al Super MILLION$ di GGPoker per oltre 740k dollari, ma il regalo di Natale l’ha fatto a tutta l’Italia del poker, vista l’importanza della sua figura nella nostra cerchia.
Dario è a tutti gli effetti il simbolo del poker in Italia oggi: tutti noi siamo orgogliosi dei successi che ha accumulato in carriera e lo abbiamo seguito incollati al monitor a tarda notte quando cercava di raggiungere quel braccialetto al Main Event WSOP un paio di anni fa.
Insomma, quando Dario arriva, il poker italiano esulta, e lo dimostrano le decine di like sotto i post sui social che portano il suo nome. Ma Sammartino può essere più di un orgoglio da tifare, più di un esempio di tecnica al tavolo.
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Ascoltando le sue parole si possono imparare importanti lezioni anche su come dovremmo “vedere” questo gioco, su come dovremmo viverlo.
Dopo la sua ultima vittoria, Dario Sammartino ha concesso un’intervista esclusiva ad Assopoker, che invitiamo caldamente a leggere sul loro portale, e da cui abbiamo setacciato interessanti insegnamenti.
Autocritica, ma onesta
Interrogato sulla sua performance alle World Series Of Poker, Dario Sammartino si dichiara abbastanza deluso da se stesso, con un’autovalutazione da 5, massimo 5+.
Chi scrive frequenta il mondo del poker da una decina di anni, e mi stupirebbe sentire parole simili dal 99% dei giocatori che conosco.
Molti tendono a sopravvalutarsi, e ampiamente aggiungerei, relegando spesso tutte le colpe alla sfortuna.
Troppo spesso questo è sinonimo di una non comprensione delle skill altrui, frutto di una preparazione teorica più scarsa di quella degli avversari. Il risultato? Non si sente reale bisogno di migliorare, non si ragiona abbastanza sui propri limiti, e la crescita come giocatore è rimandata.
Se doveste dare un voto al vostro gioco degli ultimi giorni, cosa rispondereste? Ogni risposta potrebbe far suonare un campanello d’allarme: voto basso? Forse siete ipercritici. Voto alto? Forse vi state sopravvalutando. Voto medio? Probabilmente state evitando di rispondere uno degli altri due.
Trovate sempre la risposta sincera, e se ne riuscite anche a spiegare il perché avete fatto il primo passo verso il vostro miglioramento quotidiano.
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Mood e stimoli
Nell’intervista ad Assopoker, Sammartino punta il dito in parte verso la sua preparazione psicologica e fisica: semplicemente non era nel mood giusto per grindare live così tanti giorni.
Se domandi a qualsiasi giocatore, ognuno darà la risposta corretta: “Se non sento voglia di giocare non lo faccio.” Ma quanti lo fanno davvero?
Troppo spesso capita, a tutti noi incluso il Darione nazionale, di giocare quando semplicemente non ce la sentiamo, e difficilmente è una scelta EV+. Il poker sarà lì anche domani, non forzatevi a giocare.
“Io quando non mi diverto, o quando devo fare qualcosa “per dovere”, non riesco mai a dare il meglio. Ed è esattamente ciò che è accaduto a Vegas, anche se le WSOP era qualcosa che aspettavo da molto tempo.”
Tutto questo è strettamente correlato agli stimoli che proviamo nel gioco. Dario sottolinea come “Dentro di me non c’era quella voglia di vincere, giocare, soffrire tante ore al tavolo. Ci sono state giornate in cui non vedevo l’ora di tornare a casa perché mi annoiavo.”.
La causa? Paradossalmente non una mancanza di stimoli, ma al contrario troppi e tutti insieme, che lo hanno portato a giocare per un volume di ore più alto di quello sostenibile.
Pensate veramente di essere capaci di mantenere un A-Game così? Risposta onesta, per favore.