Dario Sammartino da Jeff Gross: “Mia madre mi ha chiesto perché mi fossi giocato tutto in bluff all’heads-up del Main!

Apr 10, 2020

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Se di recente siete stati attenti sui social, avrete sicuramente notato come le nostre punte di diamante, Dario Sammartino e Mustapha Kanit, si siano prestati a più di un’apparizione in video.

Alcune settimane fa il duo delle meraviglie ha perfino organizzato una diretta video su Instagram, nel corso della quale hanno parlato a ruota libera della loro carriera rispondendo a qualche domanda posta dai follower.

Quale miglior modo per annunciarvi che domani avremo ospite al nostro podcast del sabato nientemeno che Dario Sammartino, se non quello di raccontarvi qualcosa sul suo Main Event?

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Proprio questo pomeriggio infatti, “madgenius” è stato ospite al podcast di Jeff Gross, così come Mustacchione la scorsa settimana, per quasi dure ore davvero imperdibili.

The number one

Vivere un’esperienza al Main Event delle WSOP come quella che ha visto protagonista Dario Sammartino è qualcosa di unico, il sogno di ogni appassionato di poker.

E la conferma ce la da proprio il diretto interessato:

Credo che il Main Event sia il torneo più divertente e la miglior esperienza che possa fare nel poker.

Non solo, penso sia anche tra i tornei più facili al mondo, perché su 9 mila iscritti ce ne sarà un terzo che non sa giocare bene, una altro terzo che se la cava assieme ai migliori 2.000 giocatori al mondo.”

Cambio di marcia

Per arrivare in fondo, e chi megio di lui può dircelo, saper cambiare marcia è fondamentale:

Affrontare un field così variegato significa doversi adattare a tante situazioni diverse e saper cambiare stile di gioco per trarre il massimo da ogni situazione.

Il Main Event è un’esperienza di vita, è una cosa pazzesca. Una delle migliori e più intense esperienze che abbia mai provato, ti aiuta a capire molto te stesso, a lavorare sulla tua persona.”

Febbre da Main

Prima del torneo stavo benissimo, ma nella parte più difficile avevo la febbre alta e ho giocato sotto antibiotici per diversi giorni.”

Nonostante le condizioni di salute precarie, Dario riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno:

“Quando stai molto male ma c’è qualcosa che ami alla follia, è come se non avessi energie sufficienti per dare spazio alle cose non importanti, riuscendo così a concentrarti al massimo per raggiungere il tuo obiettivo.

Forse, in quel torneo, è stato bene così.”

Sin dall’inizio

Normalmente non gioco mai i tornei dal primo livello, preferisco dormire un po’ di più e cominciare dal secondo o dal terzo.

Al Main però è diverso, perché già dalle fasi iniziali è importantissimo giocare per via dei tanti errori commessi dagli altri giocatori.

Avevo un’energia incredibile addosso sin da subito, ricordo di essere entrato nella sala del torneo gridando; ‘Questo è il Main Event!’

Semplicemente il mood perfetto per approcciare quel torneo.

Ho provato a stare sempre super positivo, avere l’energia dentro di me, seguire ogni mossa dei miei avversari, lasciare da parte il telefono.

Sono cose fondamentali se vuoi fare bene in un torneo.”

Living the poker experience

Cosa preferisco tra online e live? Ovviamente il live.

Il paragone più appropriato credo sia quello tra calcio a 5 e calcio. Il poker vero è dal vivo, riesci a raccogliere tante informazioni in più, puoi guardare gli avversari negli occhi e puoi capire se ha più o meno paura da movimenti impercettibili del corpo.

Lo studio è importantissimo, ma il vero poker è basato sulla psicologia: la chiave sta nel capire le emozioni dell’avversario e mantenere le tue sotto controllo.

Online questo non accade ed è la differenza principale, parliamo di un altro tipo di esperienza.

La controversia al Main

Come ricorderete tutti, a due tavoli left Dario si trova in mezzo a una diatriba per un importo errato annunciato dal dealer ed è costretto a chiamare con Coppia di Dieci lo shove dell’avversario con Q-Q:

Ho chiesto due volte l’importo al dealer, e ha risposto 17 milioni in entrambe le circostanze.

In quel momento cambiava tantissimo, perché in quello specifico torneo, con quello stack e con la edge che hai sugli avversari per 5 milioni di chip in più puoi tranquillamente passare i Dieci.

Con uno stack importante si potevano fare tante chip uncontested e per me era la situazione ottimale.

So che 3/4 anni fa capitò una cosa simile e agirono diversamente. Forse in quell’occasione il giocatore pagò solo la cifra indicata dal dealer.

Dopo quella mano, per via dell’ondata emozionale, è stato difficile mantenere la calma e giocare al meglio.

A un certo punto ho pensato, non voglio più giocare, me ne vado.

Poi è arrivato Musta e mi ha detto: ‘Giochiamo da una vita per arrivare qui. Torna indietro, dai il massimo e prova a fare quello che sai fare meglio.

La quiete dopo la tempesta

Subito dopo fortunatamente, abbiamo giocato l’unofficial final table e ho giocato super tight senza prendermi alcun rischio.

Il giorno seguente avevo già dimenticato tutto e ho ripreso a giocare il mio A game.

Credo di aver giocato un FT perfetto, forse al testa a testa finale avrei potuto fare meglio ma sono stato un po’ card dead. 

Se preferisco il final table subito o a novembre? Meglio alla vecchia maniera, sia per le sponsorship che per l’attesa che si crea tra giocatori e appassionati.

Se vi siete persi il racconto di Musta sulla volta in cui si risvegliò abbracciato a Dario mandando la fidanzata su tutte le furie  DATE UNO SGUARDO QUI

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Photo Credits: Stefano Atzei

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