È da quando è diventata popolare che la GTO, Game Theory Optimal, viene allo stesso tempo venerata e criticata da due grandi fazioni contrapposte di giocatori.
Da una parte il pokerista 100% matematico, che può essere rappresentato da Doug Polk, il cui scopo è giocare il poker perfetto, senza curarsi di null’altro. Giocando un poker matematicamente migliore sente di avere la garanzia di non essere exploitato e di non poter fare errori (oltre a quelli dovuti alla conoscenza mai perfetta della stessa GTO).
Dall’altro chi vede nell’exploitative il succo del tutto: deviare dal gioco perfetto per sfruttare le debolezze altrui è quello che può fare la differenza, e se si è capaci di giocare a un livello superiore di quello dell’avversario, nel lungo termine avremo risultati migliori a sfruttare i suoi errori.
Come al solito la verità sta nel mezzo, probabilmente: per un giocatore di poker è necessario conoscere il gioco ottimale anche per sapere in che modo gli avversari deviano da esso, e quindi per sapere come approfittarne.
Charlie Carrel ha portato alto lo stendardo della fazione contro la GTO, preferendo a più riprese la sua “Human Being Optimal“. Andiamo a sentire il suo punto di vista.
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Charlie Carrel e la GTO
“Fan***o la GTO! Questo è il mio motto da tempo, e lo è sia perché lo trovo estremamente divertente, ma anche perché non tollero come i giocatori oggi vengano indottrinati a pensare che la GTO sia il pensiero superiore quando in effetti, a parer mio, è estremamente inferiore.
Pensiamo a cos’è la GTO. Se giocassimo a carta forbici e sasso, la teoria ottimale sarebbe lanciare ognuna delle 3 risposte con una frequenza del 33%, e soprattutto in maniera completamente random. Solo a quel punto saremo inexploitabili.
Nel poker però ci sono tantissime possibilità, il numero di size che possiamo scegliere è quasi infinito, e anche se i migliori computer si stanno lentamente avvicinando, non abbiamo per nulla risolto il Texas Hold’Em.
Ora, la GTO ha assolutamente il suo posto, è estremamente potente come modo di giocare, e se vuoi battere gli stake più alti devi comunque conoscerla in qualche modo.”
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La GTO fa vincere di meno
“Io sono stato capace di crushare gli high stakes capendo la GTO solo sulla mia pelle, ma soprattutto vedendo come giocavano gli avversari che la mettevano in pratica, vedere le loro tendenze ed errori (sono sempre esseri umani) e poi essere capace di approfittarne. Per chi non ha questa tendenza naturale la GTO assume comunque un ruolo importante.
La GTO fondamentalmente seziona il tuo range e cede una piccola parte di EV da alcune mani per redistribuirla su altre in modo da non essere mai exploitabile dai tuoi avversari. Per esempio invece di fare fare bet-bet-shove con gli assi, ci inserisce in mezzo un check ogni tanto per rafforzare il tuo range di check in quella situazione.
Facciamo un esempio per capire perché critico la GTO. Immaginate di essere al river contro un avversario che non ha mai bluffato in vita sua e rilancia. Conoscendo questa tendenza umana troverete fold importanti. Ricordo una volta in cui Polk ha affrontato questo scenario e non avrebbe mai dovuto chiamare contro quel giocatore, ma per GTO ha pensato di doverlo fare e ha perso.
Quando impari una strategia bilanciata, stai distruggendo la tua creatività. Non sai più ragionare fuori dagli schemi. Ma il poker è un gioco dove bisogna mettere in moto il proprio cervello, trovare la mossa che vi fa vincere il più possibile nel lungo termine. Certo, il rischio è che troviate una mossa che vi fa vincere di meno, ma il vostro obiettivo deve essere concentrarsi sulla massimizzazione.”
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Photo Credits: Stefano Atzei