Jonathan Jaffe nel suo interessante podcast su Youtube ha ospitato Alex Kulev, un giocatore che è stato capace di scalare i livelli a una velocità fotonica: due anni per passare dai tornei da $50 a quelli da $100.000, e altri due anni per arrivare ai $300.000.
Il giocatore bulgaro presenta una pagina Hendon Mob impressionante: 13 milioni di vincite perlopiù accumulate dal 2021 a oggi, dove è protagonista dei palchi High Roller più importanti del mondo.
Ma qual è il suo segreto? Il Kulev non gli è certo mancato, ma lasciando da parte le battute tristi che ci costano metà dei follower, scopriamo quali sono le skill che hanno permesso questa salita stellare.
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Imparare a organizzarsi e gestire il tempo
“La risposta breve è il covid. Quel periodo ha calmato molto la mia vita che prima era sempre di corsa, non avevo una routine nel poker né nella vita. Stando fermo per un po’ di tempo, ho imparato a organizzarmi.
In quel periodo non giocavo MTT, ne ho aperto uno da $50 vicino ai miei cash game. Era un torneo PowerFest, praticamente le WCOOP di PartyPoker. Sono riuscito a vincere quel torneo giocando Zoom in parallelo.
Da lì la motivazione per giocare più tornei, studiarli più a fondo, e tutto è cominciato così.”
L’attitudine: lasciarsi ossessionare e puntare a migliorare
Jaffe giustamente fa notare: “Bella risposta modesta, ma ora vogliamo quella vera! Perché 8 miliardi di persone hanno vissuto il covid, ma tu sei diventato fortissimo a poker, e la maggior parte delle altre persone no!”
“Direi che era diventata un’ossessione. Il primo risultato mi ha provato che posso essere bravo, e ogni risultato successivo mi ha fatto diventare sempre più ossessionato nel dimostrare a me stesso cosa fossi in grado di fare.
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Avevo aspirazioni, ma il mio obiettivo era solo giocare sempre meglio. Il mercoledì volevo giocare meglio del martedì. Una cosa dietro l’altra. Poi durante il covid c’erano molti tornei e quindi avevo più possibilità di fare pratica.
Così ho capito che impegnandomi avrei potuto ottenere risultati piuttosto velocemente.
Raggiungere gli high roller era un sogno, ma mai il mio obiettivo. Ero preso dal gioco, volevo imparare, diventare migliore, competere. Questo modo di pensare mi ha permesso di progredire come giocatore.”
Il talento naturale
Jonathan fa notare a Kulev che c’è anche del talento naturale. Ma in cosa si compone nello specifico?
“Direi che sono bravo a estrapolare. Per esempio se vedo una soluzione di un solver, riesco a capire piuttosto bene il perché faccia quella mossa, e riesco a estrapolarla in diversi spot.
Non nella perfezione di un solver ovviamente, ma sono abbastanza capace di dire ‘Ok qui devo fare questo, perché nell’altro spot il solver ha fatto questo e la logica di fondo è questa’.
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Poi sì direi che sono portato per il poker, ma amo il gioco, amo i giochi in generale. Sia la parte di studio che quella competitiva. Penso sia un mix tra essere portati e divertirsi, amare ciò che si fa.
Il mio essere portato credo si traduca nel riconoscere i pattern e implementarli nel gioco, e non aver paura di tentare certe linee che possono rivelarsi stupide.”
Duro lavoro
Jaffe: “Giocavi tornei da $50, poi sono diventati $200, $500, e alla fine big stakes live. Cosa studiavi? Su cosa ti focalizzavi?”
“Dopo il mio piccolo successo iniziale, una settimana dopo mi sono preso il solver. Ho iniziato a segnarmi le mani e conoscere i range (prima li inventavo). Ho cominciato a solvare mani e darmi risposte.
Ho notato che molti – anche pro – studiano solo spot da 50bb a scendere, mentre io ero interessato agli spot deep stack. ICMizer e simili per me sono arrivate molto dopo.
Quindi sì, gli strumenti dei miei primi tempi erano questi: mi segnavo le mani e risolvevo più spot possibili, e poi ricominciavo da capo.”