Tutto in fondo si evolve, perché non anche il nostro amato giochino?
Stavolta però non parliamo di tendenze, quelle l’abbiamo detto e ribadito più volte, mutano col tempo e in modo inesorabile, ma di struttura, di regole.
Probabilmente ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta, specie dopo aver ricevuto uno scoppio eclatante: perché il poker è così crudele?
Per quale ragione le nostre skill, quell’indiscutibile edge che sentiamo di avere al tavolo, devono puntualmente infrangersi contro un flop malefico, un turn infingardo, un river terrificante…
Abbiamo provato a pensare a qualche soluzione alternativa per venire a capo della questione.
Showdown “bilanciati”
Nelle situazioni chiave, quando occorre centrare un raddoppio, è facile che le chip finiscano in mezzo già nel preflop e si debba arrivare a showdown.
E se invece di giocare il colpo venisse assegnato il piatto in base all’equity preflop della mano?
- Si potrebbe giocare quasi esclusivamente online (pensate che fatica calcolare esattamente le chip in base all’equity preflop in uno showdown a 3 o più giocatori)
- Andare all-in talvolta potrebbe essere più conveniente che giocare il colpo postflop (basta sommare la fold equity al fatto che, in qualche modo, una percentuale del pot potrebbe tornare indietro arrivando a showdown)
- Senza addentrarci troppo nel dettaglio, il gioco verrebbe stravolto e sarebbe estremamente macchinoso, oltre risultare meno interessante per le masse.
Run it twice
Proprio come nel cash game. Un bel “run it twice” o magari, perché no, anche tre o quattro river.
Poi però spiegatelo voi al giocatore con flush draw che vorreste tanto rappresentare set o scala e gradireste tanto un suo fold nonostante le altre 10/15 carte da girare dopo il primo river.
Il rischio principale che ci viene in mente, così su due piedi, è che i tornei potrebbero protrarsi oltre misura con average stack bassissimi ed eliminazioni meno frequenti.
Abolizione del river
Con tutte le volte in cui le chip sono andate dalla parte opposta per colpa del river, probabilmente l’unica soluzione percorribile è la sua abolizione.
Da quattro a tre street di gioco: preflop, flop e turn. E chi sta in draw al flop ci penserà due volte prima di metterle in mezzo.
E se venissimo scoppiati anche al turn? Forse la soluzione potrebbe essere quella di distribuire due carte, girare un flop e chiuderla lì.
Oppure si potrebbero limitare le puntate, una sorta di PLH (Pot Limit Hold’em) o qualcosa di simile.
Accettare la natura del gioco
Esiste una quarta opzione, la più semplice: accettare il gioco per quello che offre e comprenderne a fondo l’essenza.
In molti casi e in alcune sue forme (vedi i tornei MTT) il poker può essere profondamente ingiusto e questo farebbe imbestialire chiunque.
Sarebbe bello, per appagare il senso di frustrazione e ingiustizia a cui ci esponiamo quando giochiamo a poker e non riusciamo a vincere. poter regolare subito i conti con il fato.
La realtà è che la maggior parte di quelli che a poker dovrebbero vincere (la maggior parte, non tutti) effettivamente ottiene degli ottimi risultati, così come la maggior parte di quelli che non giocano bene finisce, nella maggior parte dei casi, a lasciarci qualche soldo.
Non si può pensare di trasformare il poker in una partita a scacchi per la semplice ragione che non si tratterebbe più di poker ma di qualcosa di diverso.
Per vincere a poker occorre battere sia la rake – la commissione da pagare a chi offre il gioco -,che l’effetto della varianza, non è possibile escludere dal computo uno dei due elementi (a meno che l’obiettivo non sia ritrovarsi a casa tra amici a giocare un surrogato del NLH).
Il giocatore vincente, sebbene vi possano essere delle discrepanze sensibili tra i risultati ottenuti e l’abilità effettiva, deve essere in grado di fare il suo lavoro a prescindere dalla varianza, o meglio tenendola in considerazione come una delle tante incognite, come parte integrante del gioco e non come elemento a sé stante.
Non bisogna dimenticare che è proprio grazie al fattore aleatorio che il gioco riscuote successo tra le masse. Non occorre essere dei top professionisti per vincere una mano, così come una singola partita, e forse è proprio questo il bello.
In quale altra disciplina avreste l’opportunità di competere coi migliori esponenti del settore semplicemente pagando una quota d’iscrizione?
Ora è il vostro turno: cambiereste il Texas Hold’em per renderlo un gioco più meritocratico e se sì in che modo?
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Nota dell’autore: L’idea per questo articolo, che vuole essere uno spunto di riflessione, proviene dal commento di uno dei nostri utenti al post sulla vittoria di Federico Piroddi al Main Event delle KO Series.
Nel ringraziare l’autore per il suo contributo, riproponiamo qui sotto il commento: