Uno dei nomi azzurri più hot di queste World Series Of Poker 2024 è stato Mario Colavita, che all’ultimissimo minuto, dopo addirittura la conclusione del Main Event, ha sfiorato il braccialetto del The Closer chiudendo in seconda posizione dopo una mano ai limiti del reale.
Il The Closer ha collezionato la bellezza di 3.215 entries generando un montepremi di $4.292.025, e il pro “Romano de Roma” ha incassato la vincita più grande della sua carriera, con un runnerup che vale $350.370.
Ora che il ventottenne è tornato in terra europea abbiamo colto l’occasione per farci raccontare di più su di lui e su questo grande successo… che può anche lasciare un po’ di amaro in bocca visto il braccialetto così vicino.
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Chi è Mario Colavita, il rounder giramondo
Ciao Mario, benvenuto su queste pagine! Iniziamo da una presentazione della tua storia con il poker.
“Ho imparato poker all’università in Inghilterra come hobby, l’altro mio hobby erano (e sono tuttora) i balli latini (salsa e bachata), ero indeciso a quale dei due hobby dedicarmi full time e per fortuna ho scelto il poker…
Giocavo ogni giorno e nel tempo libero studiavo, poi appena ho consegnato la tesi mi sono dedicato un paio di mesi ad andare a Bristol (una città a un’ora in autobus da dove studiavo io) ogni notte per giocare la 1/2 al casinò e buildarmi un po’ di roll. Sono partito da lì.
Ho un master in ingegneria meccanica ma appena ho preso il diploma l’ho dato ai miei e ho detto “Questo è per voi, io mi metto a giocare a poker”. Non hanno fatto proprio i salti di gioia, ecco.
Nasco come torneista ma cresco come cash gamer, soprattutto live ma da un paio d’anni a questa parte mi sono messo a grindare Zoom NL100 e NL200 con costanza. Però qualche torneo con tante entries ogni tanto lo shotto volentieri.”
A proposito di studio: per migliorare e crescere cosa hai fatto? Solo esperienza ai tavoli o c’è dell’altro?
“Per stepuppare il mio game ho giocato quasi mezzo milione di mani ai tavoli zoom solo l’anno scorso, e ho lavorato in stretto contatto con un altro amico mio dell’Università (anche lui poker pro, più forte di me!), grindavamo ogni giorno e ogni mattina aprivamo PIO e Lucid per vedere gli spot del giorno prima.”
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Il runnerup al The Closer WSOP
Beh passiamo al motivo per cui ti sei fatto conoscere da tutta l’Italia del poker, il secondo posto al The Closer WSOP. Come è andato?
“Il torneo è partito subito abbastanza bene approfittando di qualche errore di troppo degli avversari in early stage, poi avevo un buono stack e ho aggrato in bolla.
Il torneo era abbastanza un turbo quindi devi prendere le carte giuste al momento giusto e io le ho prese, poi ho fatto davvero pochi errori secondo me.
A venti-trenta left eravamo già tutti corti e ho vinto un paio di flip importanti per mettermi “comodo” al final table, ma un colpo bvb perso mi ha subito tagliato le gambe. Poi ho visto che certa gente aveva una gran voglia di uscire dal torneo con mani assurde quindi ho aspettato che si suicidassero.
A 4 left forse faccio il mio unico errore, repusho AQo in 4bet contro la 3bet allin di Racener corto (aveva 99) ma purtroppo l’original raiser (anche lui piuttosto corto) aveva KK e tripleuppa. Poi a 3 left un colpo finto – apro ATs, sb flatta, bb shova 15bb, io ci penso e faccio il call giusto (aveva KQo), peccato che sb stava trappando con i pini…
Ho studiato molto più il cash game, per i tornei ho studiato qualcosa in autonomia ma soprattutto giocato e sbagliato. A una certa impari a non fare errori da “cash gamer” in spot ICM, ma magari devo studiare un po’ di più per evitare quello spot con AQo. Anche se a detta di molti amici torneisti non è un punt, io qualche dubbio ancora ce l’ho!”
Arrivare così vicino al braccialetto deve essere esaltante, ma forse anche un po’… deludente? Come hai vissuto questo secondo posto da un punto di vista emotivo?
“Alla grande! Non sono deluso per non aver vinto il braccialetto. Ho fatto veramente il massimo e sono fiero di aver fatto delle scelte sagge in ICM, e durante tutto il torneo sono restato lucido. Non ho mai sentito la pressione.
È stato bello avere degli italiani dietro di me a railarmi (il team di Pokerfactor, ndr)! Penso che se continuo così il braccialetto arriverà prima o poi, e se non dovesse arrivare non fa niente, continuerò comunque a dedicarmi ai cash game e con questo bankroll boost posso permettermi di giocare anche tavoli un po’ più alti.”
Dici che il fatto che l’ultima mano fosse unreal c’entri in questo?
“Sì, anche. Cioè, ho giocato al meglio, poi chiaramente se non fai errori ma perdi i colpi impossibili, io sto bene con me stesso. Rosico solo se ho sbagliato la mano”
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Il presente e il futuro
Adesso a che limiti giochi, e a cosa punti con questo boost?
“Per ora ho giocato la 5/10 e la 10/20 regolarmente per un paio d’anni, ora potrò shottare magari qualche tavolo più grosso.”
Sappiamo che sei un giramondo, qual è il tuo rapporto con Las Vegas? Ci sono altre mete che frequenti per giocare live?
“Sì, ora mi trovo a Budapest con mio fratello! Un po’ la mia voglia di viaggiare viene dal fatto che mia mamma sia spagnola, viaggiavo molto già da piccolo.
Ottimo rapporto con Las Vegas, sono venuto due anni fa per la prima volta, e ora vengo regolarmente. Tornerò per almeno un paio di mesi prima della fine dell’anno.
Prima andavo più in giro per l’Europa, Barcellona, Cipro e soprattutto Repubblica Ceca, ero un reg del King’s a Rozvadov, ora però preferisco l’America. L’anno prossimo voglio farmi qualche trasferta anche in Asia, me ne hanno parlato un gran bene!”
Non abbiamo altre domande per ora, ma speriamo di risentirti presto. Tu vuoi aggiungere qualcosa?
“Semplicemente un consiglio a tutti quelli che iniziano a giocare: pazienza e disciplina, e prima o poi i risultati arrivano!
E fate i pokeristi “per voi stessi”, non per la gloria o le pacche sulle spalle degli amici. Una volta che ti concentri solo sul game, tutto diventa più facile!”
Image credits: PokerFactor