Nel poker online i software di tracking sono uno strumento utilissimo se non indispensabile, ma anche molto complesso. Iniziamo una prima panoramica all’utilizzo degli HUD spiegando le quattro statistiche base: VPIP, PFR, 3-Bet e Aggression.
Per fare una buona analisi del nostro gioco, seguendo i consigli dei coach di Grinderlab, è quasi d’obbligo usare un programma come Holdem Manager o Poker Tracker per poter rivedere le mani giocate, ma soprattutto cercare i principali errori nostri e dei nostri avversari.
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Gli HUD nel poker
Un altro utilissimo vantaggio dei software per il poker è la possibilità di impostare un HUD, acronimo di Heads-Up Display.
L’HUD poker è un box che si attiva in sovrimpressione sui tavoli da poker, e mostra le statistiche in tempo reale di noi e dei nostri avversari.
Il vantaggio che se ne può trarre è enorme: potremo categorizzare i nostri avversari, comprenderne le tendenze e di conseguenza lo stile di gioco, i range, e vedere quali dei loro errori potremo sfruttare per fare del guadagno nel lungo termine.
Attenzione però al rovescio della medaglia: i numeretti che vedremo non sono una legge imprescindibile, in particolare quando contro i nostri avversari non avremo troppe mani giocate.
Uno degli esempi che gli stessi produttori di Poker Tracker riportano, è:Â
“L’HUD ti dà un’idea di massima sul gioco avversario, ma non può essere affidabile al 100%. Se il nostro avversario è stanco, tiltato, appena tornato da una festa, giocherà in maniera diversa da quella che immagineremo leggendo i numeri del software”
Le principali statistiche degli HUD poker
I software di tracking hanno centinaia di statistiche al loro interno, la maggior parte delle quali non verranno nemmeno mai usate, e in questa guida vi presenteremo le quattro più importanti e utilizzate.
Sono anche le quattro più semplici da capire, per prendere confidenza con le statistiche dei software di tracking.
VPIP
VPIP sta per “Voluntarily Put (Money) Into Pot”, ovvero quante volte il nostro avversario ha deciso attivamente di giocare una mano al preflop.Â
Il calcolo, di preciso è: “Volte in cui ha messo soldi per giocare una mano” diviso “Volte in cui ha avuto la possibilità di farlo” quindi check da BB esclusi.
Questa statistica è indispensabile per dividere i giocatori tight da quelli loose, ed è un’ottima base per la profilazione di un avversario.
Se un giocatore avrà VPIP 10 infatti, capiremo che giocherà in media il 10% delle mani totali, che grazie a software come Equilab potremo tradurre in un range stimato.
Per avere un dato attendibile sul VPIP avremo bisogno di circa 300 mani giocate contro di lui, anche se possono bastarne molte meno per capire le sue tendenze. Se un player dopo 80 mani ha un VPIP di 75 sapremo già che sarà un fish estremamente loose.
Un buon VPIP per il Cash Game 6-Max è generalmente tra il 20 e il 30, per una media di 25.
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PFR
Il “Pre Flop Raising” indica invece la percentuale di volte in cui si entra nella mano preflop effettuando un rilancio, 3-bet incluse.
Per forza di cose il PFR sarà sempre minore o uguale al VPIP, e va sempre a braccetto con questa statistica.
Il PFR serve a fare una prima distinzione tra i giocatori aggressivi e quelli passivi, limitandosi puramente al preflop.
Se un giocatore avrà VPIP 25 e PFR 5, capiremo che nonostante un VPIP buono, la sua frequenza di rilanci preflop sarà molto bassa, prendendo in considerazione solo il 5% delle starting hand. Sarà quindi un giocatore passivo, quantomeno preflop.
Un buon giocatore di Cash Game 6-Max avrà mediamente tra il 15 e il 25 di PFR, e in linea di massima dovrebbe essere attorno al 70% del VPIP per un giocatore preparato.Â
3-Bet
La 3-bet si spiega da sé: sono le volte in cui il giocatore ha effettuato una 3-bet (o re-raise per i meno abituati al linguaggio tecnico) preflop in relazione alle volte in cui ne ha avuto occasione.
È una statistica utile per costruire i nostri range di apertura preflop, ma soprattutto per capire quanto dovremmo difendere di fronte alle 3-bet avversarie.
Se un giocatore avrà una forte tendenza a 3-bettare infatti, noi potremo aggiustare il nostro range di call/raise aggiungendo mani che invece folderemo di fronte a un opponent che 3-betta solo AK, KK e AA.
Per avere un dato affidabile sulla 3-bet dei nostri avversari ci serviranno almeno 1.000 mani giocate, ma anche qui possono bastarne meno per farci un’idea sulle tendenze del giocatore in questione.
Un buon range di 3-bet nel Cash 6-Max si aggira tra il 6 e il 10, con un 8 come media per i buoni giocatori.Â
In futuro, quando vi sentirete più a vostro agio con l’HUD e avrete abbastanza mani contro il vostro field, potrete dividere questo dato in 3-bet IP (in position) e 3-bet OOP (out of position), poiché le differenze tra i due dati sono spesso importanti e possono nascondere dei punti deboli da exploitare.
Aggression
Questa è l’unica tra le stat elencate oggi che si riferisce al post flop. Esistono molte statistiche per stimare l’aggressività di un giocatore, ma per semplificare questa sezione andremo a considerare solo la statistica “Agg” o “AF” (Aggression Factor), quella che solitamente viene utilizzata negli HUD di base.
L’AF non è un valore percentuale, ma il rapporto tra azioni aggressive (Bet+Raise) con i call (B+R)/C senza tenere in considerazione check e fold.
Un’AF di 3 quindi indicherà che il giocatore sarà 3 volte più incline a puntare o rilanciare che a limitarsi ad un call, mentre un AF di 0,5 indicherà uno che in media farà 2 call per ogni bet o raise effettuata.
Questa stat ha bisogno di due accorgimenti essenziali per essere compresa:
L’Aggression Factor va sempre correlato a VPIP e PFR
È vero che una indica il gioco post flop mentre le altre due quello pre, ma resta essenziale capire il tipo di giocatore per comprendere cosa significhi il suo Aggression Factor.
Se un 11/9 (VPIP/PFR) ha un AF di 6, indicherà un player che gioca solo con le mani più forti del suo range e sempre in maniera aggressiva. È chiaro che anche post flop la frequenza delle sue azioni aggressive contro quelle passive sarà più alta.
Un 40/20 AF 6 però non sarà tight aggressive, ma un fish quasi maniac, e la sua frequenza di azioni aggressive non avrà lo stesso valore dell’altro giocatore. Se di fronte alla bet del primo folderemo facilmente, contro questo giocatore qui potremo chiamare molti spot marginali senza grosse preoccupazioni.
Check e Fold non sono considerati
Questo è un dettaglio assolutamente da comprendere.
Un giocatore con un AF di 11 (molto elevato) non necessariamente punterà o rilancerà molto spesso.
Potrebbe essere tranquillamente un giocatore che va in check-fold nel 90% dei casi, mentre giocherà aggressivamente con una minor frequenza, semplicemente i call li prenderà raramente in considerazione.
Possiamo dire che l’AF misura in linea di massima l’inclinazione ai call o ai raise del nostro avversario, e ci aiuterà a capire cosa aspettarci quando punteremo contro di lui.
Contro un AF basso riceveremo molti call e i raise ci potranno preoccupare, mentre contro un AF alto riceveremo molti raise, potenzialmente anche in bluff, e le volte in cui chiamerà dovremo fare attenzione.
Anche per questa statistica raccomandiamo 1.000 mani giocate per un valore significativo.
In linea di massima un giocatore con un valore di 1 esprimerà un gioco tendente al passivo, 2-3 sarà un buon punteggio, mentre da 4 in su sarà sbilanciato verso giocate aggressive.Â