L’importanza del balacing e dei range: perché non mettere l’avversario su una sola mano

Mag 21, 2021

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Tutti i poker player hanno sentito almeno una volta qualcuno dire “Gli facevo asso-kappa”, “Lo mettevo su asso-asso”, “Può avere solo jack-jack” e roba così.

Crescendo come giocatori, lentamente si impara a evitare discorsi di questo genere, che inevitabilmente sono corretti solo poche volte e ci possono portare a prendere decisioni molto sbagliate.

Perché? È un discorso che comprende molti fattori, in un certo modo il leveling (ragionare ad un livello di pensiero superiore all’avversario), balancing e range. Percorriamo la storia di questo ragionamento partendo dalle primordiali basi del gioco.

 

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Perché giocare più mani allo stesso modo?

Immaginiamo un giocatore che va in 3-barrel solo ed esclusivamente con il nuts. Cosa fareste contro un giocatore del genere? Ovviamente giocheremo le prime due street quando avremo un punto solido, ma al river folderemo anche il second nuts senza pensarci due volte.

Ora mettiamoci nei panni di quel giocatore. Una volta capito che le nostre 3-barrel non verranno più chiamate, perché dovremmo farle solo con il nuts? A quel punto potremo aggiungere qualche bluff nelle puntate al river, sapendo che comunque i nostri avversari folderanno (magari con mani che blockerano il nuts, per diminuire la probabilità che gli avversari lo abbiano).

A questo punto dall’altra parte si crea un problema: ha il nuts o bluffa? Cosa dovremo fare con il second nuts? 

Ecco il motivo di un gioco bilanciato: mettere in crisi i nostri avversari quando dovranno prendere una decisione difficile.

Si noti quanto fosse semplice decidere cosa fare contro la 3-barrel dell’avversario che lo fa solo con il nut (sempre fold senza neanche pensare), e quanto invece ci troviamo sperduti senza sapere se siamo sopra o sotto.

 

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L’esempio appena fatto è estremamente semplificato; nella realtà un giocatore andrà in 3-barrel anche con 2nd nuts o 3rd nuts, e potrà aumentare ancora il numero di bluff che potrà fare tenendo la stessa linea.

Inoltre ogni linea di gioco, ma anche ogni singola action, potrà contenere un tot di valore e un tot di bluff, perché chi starà dall’altra parte dovrebbe virtualmente essere messo sempre in difficoltà da ogni nostra azione.

Quindi anche dalla semplice 3-bet preflop, che nell’antichità si eseguiva solo con KK+, ora comprende mani come A2s o 97s. Una volta con JJ dall’altra parte si poteva tranquillamente foldare, ora ci faremmo outplayare.

 

Ecco perché pensare in termini di range

A questo punto è facile capire che un discorso come “Credevo avesse AK” lo si può fare solo su un giocatore che tiene una certa linea di gioco solo ed esclusivamente con quella mano. Nell’esempio iniziale, su un board come T-J-Q-2-3 rainbow, possiamo effettivamente mettere l’avversario su AK e foldare il nostro K9.

Quando però il nostro avversario, oltre ad AK, punta su tre street anche con -ad esempio- K7, magicamente la nostra scala 2nd nut può avere efficacia nella metà dei casi.

E se oltre a queste due mani giocasse allo stesso modo anche K9s, 89s, TT, JJ, QQ, QJ per valore e A9s, T9s, K8s per bluff, con scala 2nd nut non avremo più dubbi. Se perderemo sarà stata sfortuna.

Ovviamente le cose per noi si complicheranno quando avremo ad esempio AQ o QT, e lì bisogna tirare su le maniche e studiare una soluzione.

Il concetto che vogliamo spiegare è che assegnare un’unica mano al nostro avversario è nella maggior parte dei casi sbagliato.

Possono verificarsi particolari situazioni che restringono il range avversario a poche, forse addirittura una mano (vedi questo esempio tra Phil Hellmuth e Doug Polk) oppure il nostro opponent può essere poco preparato e non bilanciare alcune move, e a quel punto potremo annotarcelo e approfittarne.

Nel resto dei casi, pensiamo bene a quali mani possono verosimilmente tenere una certa linea di gioco, e quando tocca a noi cerchiamo a nostra volta di bilanciare le nostre mosse per non essere come un libro aperto agli occhi degli avversari.

 


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