Diventare un poker pro – Perché ambire a trasformare il proprio hobby in un lavoro full time?

Lug 3, 2020

I professionisti che leggeranno questo articolo avranno probabilmente sorriso leggendo il titolo.

In questo articolo:

Già, perché mai diventare un professional poker player nel 2020, nonostante le limitazioni, la liquidità chiusa, la rakeback che viene elargita sotto forma di bauli del tesoro (almeno per quanto concerne la room di riferimento in Italia) a percentuali incomparabili col passato?

Ma non solo, alla lista dei “contro” potremmo benissimo aggiungere lo stress accumulato giornalmente, gli orari (specialmente per i torneisti) non proprio ortodossi, i downswing monetari, la frustrazione derivante dalla varianza negativa…

Eppure, nonostante tutto, c’è ancora chi vede nel giocare professionalmente la propria via.

Abbiamo provato a sintetizzare 3 motivi per i quali vale ancora la pena investire per diventare un poker pro.

Flessibilità

Come qualsiasi lavoro imprenditoriale non vi sono veri e propri orari fissi di lavoro.

Il che può tradursi in un vantaggio e in uno svantaggio allo stesso tempo: siete davvero sicuri di essere in grado di organizzare al meglio il vostro tempo?

Nessuno starà mai a lamentarsi con voi perché avete studiato troppo poco o non avete sviluppato una mole di gioco sufficiente ad abbattere la varianza.

Dovrete essere voi stessi a capire quando prendervi una pausa, quando spingere, quando e quanto studiare e via dicendo.

Se questo compito non risulta essere un gran problema, poter decidere quando lavorare è sicuramente un notevole plus.

Denaro

Diamo per scontato che con le carte ci sappiate fare, motivo per cui avete pensato di intraprendere una carriera da professionisti.

Un qualsiasi lavoro impiegatizio vi frutterà una cifra compresa tra i 15mila e i 25mila euro all’anno, nella maggior parte dei casi almeno.

Con il poker è possibile guadagnare cifre ben più interessanti e un professionista (tendenzialmente) arriva a guadagnare tra i 20 e i 50 mila euro all’anno (bisogna ovviamente fare le dovute distinzioni tra stake in gioco, disciplina e quant’altro.

Attenzione però, il dato che abbiamo fornito è quanto di più indicativo avessimo potuto fare.

Un pokerista sa bene che non tutte le ciambelle riescono col buco e che i conti bisogna farli sempre alla fine. Ad ogni modo il punto chiave è uno solo: fare il giocatore di poker professionista richiede un impegno e uno stress non indifferenti, perciò se l’obiettivo è fare quanto fareste con un lavoro qualsiasi, il consiglio migliore è quello di mantenere il poker come hobby.

Lifestyle

Se vi piacciono gli orari sballati e non ve ne può fregar di meno di svegliarvi al sorgere del sole, il poker potrebbe fare al caso vostro.

Il discorso cambia se avete un partner, in quel caso è bene che le cose siano chiare da subito altrimenti il rischio di trovarsi su due lunghezze d’onda differenti è sempre dietro l’angolo.

Guadagnare più soldi (almeno in teoria) dovrebbe permettervi un tenore di vita più elevato, ma attenzione a misurare bene gli eccessi.

Il rischio è quello di trovarsi chiusi in casa a giocare 5 giorni su 7 per poi dilapidare una fortuna nel week end trincerandosi dietro il privé di una discoteca: da una scatola all’altra insomma.

Bilanciate piuttosto il vostro tempo in modo da non lasciarvi andare esclusivamente a frivolezze, buttando al vento quelle risorse, come tempo e denaro, che avete guadagnato con fatica.

E voi che intenzioni avete? Siete già dei semi-professionisti o preferite fare altro nella vita e lasciare il poker al tempo libero?

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