Pronti a una lezione su come si diventa campioni? Il professore in cattedra è uno che di cose al riguardo ne sa. Ecco i consigli di Doug Polk su come impostare il proprio processo mentale nel poker, l’unica cosa che serve davvero a diventare i migliori.
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Quello che voglio insegnarvi oggi è come avere un thought process solido, come quello che accomuna i grandi giocatori, anche quando hanno stili di gioco diversi.
Se vuoi diventare il migliore in qualcosa non puoi perdere tempo a girare intorno ai pensieri e non focalizzarti sulle cose importanti. Hai tempo limitato per le tue decisioni, e devi utilizzarlo nella maniera ottimale per massimizzare il valore delle tue decisioni.
Ricordo che nei miei primi tornei live tutti volevano raccontarmi mani strane, dove gli avversari hanno fatto cose particolari e come hero ha reagito a quelle condizioni. Quello su cui bisogna concentrarsi però è il proprio thought process, che cosa è importante, sbarazzarsi dei dettagli che non lo sono e focalizzarsi su quelli rilevanti.
I tre elementi del successo
In qualunque sport o competizione ci sono tre elementi per avere successo:
- Preparazione
- Analisi in tempo reale (dove unisci la preparazione alle informazioni attuali sul campo)
- Esecuzione
Per fortuna in giochi come poker o scacchi, l’esecuzione è semplicemente muovere piccoli oggetti in altre zone del tavolo.
L’aspetto della preparazione nel poker è fortunatamente sempre più facile anno dopo anno, se pensiamo agli anni ’80 c’erano cowboy ai tavoli e dovevi fissarli negli occhi per capire se bluffavano o no.
Ai tempi per migliorare non c’erano siti internet, poker tracker, simulazioni. Dovevi pensare in prima persona a come battere il gioco, e questo ha fatto la fortuna di player come Stu Ungar.
Al giorno d’oggi bisogna spendere ore a pensare ai range, simulazioni, strategie dei giocatori migliori.
Anche se non è divertente come ai vecchi tempi è sicuramente più facile, perché è sufficiente replicare ciò che si ha imparato.
È per questo che ho sempre consigliato il gioco basato sulla teoria più che sull’exploit: alcuni giocatori sono eccellenti nell’analizzare un giocatore, i suoi tell, le sue tendenze, ma se non fai parte di quella schiera allora devi usare range, teoria, buone strategie, e alla fine potrai vincere. Impiegherà solo più tempo.
Il thought process ottimale nel poker
Ora la domanda è: ‘Come mettiamo in pratica ciò che sappiamo?‘ Questo è il mio sistema.
Guardo come si comporta ogni giocatore prima di me, quando è il mio turno visualizzo il mio range basandomi sull’azione precedente. Se foldano tutti conosco il mio range, se c’è stata azione visualizzo quali mani dovrei giocare, se devo essere più o meno tight, e visualizzo quel range prima di vedere le mie carte per non farmi influenzare.
Il nostro thought process inizia considerando chi ha giocato per primo: se è un avversario pensiamo al suo range, se siamo noi pensiamo al nostro. Quando abbiamo capito arriva la parte complicata, ovvero capire cosa significano le azioni dei nostri avversari, come i nostri range si intersecano su un certo board: dovrei giocare così il 10% del mio range o il 15%?
Molti giocatori si concentrano su cose come ‘Cosa giocherebbe diversamente il mio avversario? Cosa pensa di me?‘. Io non credo che sia molto efficiente avere pensieri del genere, meglio seguire la strategia corretta.
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Ogni volta che affrontiamo una bet dobbiamo considerare il range dell’avversario e la sua size, e poi rispondere alle domande:
- Quale range dovrei continuare a giocare?
- Come lo costruisco in modo da bilanciare i diversi elementi della mia strategia?
- Come aggiusto il tutto basandomi sulle tendenze dell’avversario?
E dobbiamo ripetere questo ragionamento action dopo action.
Non dobbiamo iniziare pensando alle sue tendenze, non possiamo affrontare la 3-bet di un giocatore in posizione e dire ‘Io 4-betto perché una volta l’ho visto 3-bettare con J3o‘. Dobbiamo pensare a una strategia mixed e balanced e focalizzarci sul perfezionamento dei nostri range, e solo dopo fare i dovuti aggiustamenti.
Sai cosa rende alcuni giocatori i migliori? Non è che sono geni, anzi molti di loro non sono proprio i più svegli della classe, ma sono bravi a poker perché hanno fatto di questo processo decisionale una scienza.
Non fanno errori come ‘prendere una decisione al flop e allora essere coerenti al turn e al river‘.
Questo è il poker: milioni di diverse decisioni che definiscono la tua carriera. E se sei solo un minimo migliore a prendere decisioni dei tuoi avversari questo si traduce in molti soldi.
L’unica differenza sta nella qualità delle decisioni.
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Photo credits: Drew Amato, WSOP