Mario Colavita: “Ecco la Las Vegas fuori dalle WSOP…”

Nov 13, 2024

Curiosando tra i risultati del North American Poker Tour di Las Vegas abbiamo incontrato un paio di nomi di player italiani, e uno di questi è quello di Mario Colavita.

Colavita è un nome che si è preso la luce dei riflettori durante le WSOP grazie a un secondo posto (mezzo irreale) al The Closer. In quell’occasione abbiamo avuto il piacere di conoscere il player romano giramondo, che ci ha raccontato di essere un mezzo regular della Sin City.

Las Vegas infatti è il sogno di ogni giocatore di poker, tipicamente per le World Series Of Poker, ma c’è anche chi la vive ad ogni buona occasione. Basta guardare il profilo Hendon Mob di Mario per accorgersi che… ha passato quasi più tempo a Vegas che in Europa!

Ne abbiamo approfittato per una chiacchierata, per scoprire la Las Vegas extra-WSOP e come sta proseguendo la carriera del ventottenne di Roma.

 

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Come mai hai deciso di fare questa maxi trasferta a Vegas? Quanto resterai ancora?

“L’anno scorso ho giocato praticamente solo online, quest’anno ho deciso di rimettermi in gioco sul live. In pratica ho fatto solo quello che mi ero promesso a inizio anno: il piano era alternare due-tre mesi di live grind a uno-due mesi di riposo, poi un mesetto di studio online e poi ripetere il ciclo. Questa è la terza volta nel 2024 che vengo a Vegas. L’anno prossimo però qualcosa cambierò, farò altre trasferte anziché sempre e solo Vegas.

E come stanno andando le cose ai tavoli con questo plan? 

“Bene! Devo dire che è stato un anno molto positivo, oltre al piazzamento al Closer quest’estate ho avuto altre soddisfazioni ad altri tornei, sto arrivando con più continuità ai final table. Anche sul cash game sto andando bene, ho un hourly molto soddisfacente e ora l’obiettivo principale è quello di trovare partite un po’ più alte, ma è più difficile di quanto pensassi.”

Com’è Las Vegas in questo periodo, in confronto al periodo WSOP?

Eh insomma. Soprattutto ottobre così così. Sono rimasto deluso perché ero venuto con l’idea di giocare 10/20 fisso e magari anche salire di livello, ma tutte le partite alte sono private, e la 10/20 parte raramente (quando parte però è bella, siamo tutti deepstack e facciamo stand-up game, 7-2 game e roba così).

Proprio per questo sto pensando ad altre tappe per il futuro, sia in USA sia in Asia. Ho parecchi amici che vanno a Macao, mi hanno detto che la partita minima è 6/12 USD a salire, ci sono anche 30/60 ogni giorno quindi penso che mi farò una bella trasferta lì.”

Stai giocando come un matto ogni giorno o ti godi anche la vita di Vegas? Qualche storia simpatica lontano dai tavoli?

“Diciamo che vivo due vite. Quando sto qui provo a giocare e basta, mi sveglio, cucino e vado a lavoro, poi quando torno vado in palestra e poi dormo. Vita sociale si, ma limitata a uno-due giorni a settimana. Poi invece quando torno in Europa mi riposo e basta per circa un mesetto, sto con la famiglia e gli amici. Ho trovato il mio balance così.

Di aneddoti simpatici ce ne sono, perché qui a Vegas incontri gente di tutti i tipi. Per esempio una sera due ragazze visibilmente brille mi hanno chiesto un autografo perché a detta loro ‘sembro famoso‘. Ancora non ho capito cosa volessero dire. Ho risposto che non lo ero ancora ma che le avrei chiamate quando lo sarei diventato. Era ancora il periodo in cui avevo i capelli biondo platino, magari era quello…”

Mi racconti un po’ che hai fatto dalle WSOP a oggi? Sei stato praticamente un mese in Europa e poi sei tornato diretto in USA?

“Sì esatto, mi sono fatto un paio di mesi in Europa, metà in famiglia e metà in Estonia, dove abito, per prepararmi alla nuova trasferta. E mi sono preparato bene anche per l’asta di fantacalcio, 40 pagine di appunti, peccato che ho fatto una squadra di morti comunque, sono penultimo.

A poker non ho praticamente giocato, come dicevo prima per me c’è una netta distinzione tra lavoro e relax. A me il poker piace, ma è lavoro. Se ho tempo libero, preferisco fare altro. La stragrande maggioranza degli amici che ho ha un lavoro in ufficio o comunque non è pokerista, e quando mi chiedono di fare una partitina di poker a 5€ con loro gli rispondo di no, che sono in vacanza. Poi magari mi convincono comunque ma veramente preferisco fare altro.”

 

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Tornando con la mente a quel 2º posto WSOP a cosa pensi? Quella vincita ha impattato in qualche modo nella tua carriera?

“È divertente che me lo chieda perché proprio due giorni fa ho incrociato il vincitore di quell’evento, Ching Da Wu, e mi ha fatto molto piacere rivederlo. Ho solo bei ricordi di quel final table, anche quando sono stato eliminato non ero amareggiato, ero contento per Wu.

La vincita è stata una liberazione perché ho capito che se si lavora bene, prima o poi il colpo arriva. Chiaramente è stato anche un gran bel boost al mio bankroll, ma la cosa più importante per me è aver capito che ok, ce la posso fare. Ma non mi sono mai sentito arrivato, nel senso non ero scarso prima e non sono un fenomeno ora, ho solo più fiducia in me stesso e ancora più voglia di lavorare nel mio game, sia tornei che cash game.”

Impressioni sul NAPT? C’è qualche torneo in cui credevi in particolare o che stai puntando?

“Il NAPT è l’equivalente dell’EPT in Europa, è organizzato da PokerStars e la struttura dei tornei è la stessa. Non è male, ma non ha comunque niente a che vedere con le WSOP o il WPT, e neanche con l’EPT sinceramente.

Il field del main era parecchio tosto perché il NAPT ha solo una tappa all’anno, qui a Las Vegas, quindi tutti i top reg americani vengono a giocarselo, e il marketing non è stato tale da portare tanti amateur. Gli eventi sono finiti l’altro giorno, ho cashato negli eventi più piccoli e ho chiuso con un 5° posto al torneo finale da 2.1k (circa 85 entries, field piccolo). Ora aspetto con ansia il WSOP Circuit sempre qui a Vegas tra dieci giorni, sperando di fare meglio del quarto posto conquistato al Main questo Aprile!”

Chiudiamo con la domanda standard: programmi e piani per il futuro?

“Qui si potrebbe veramente scrivere un tomo enciclopedico. Piani ce ne sono tanti, programmi pure. Di base voglio finire bene qui, poi il 3 dicembre ho il volo per Praga dove c’è l’EPT ma non so ancora se lo giocherò, poi Natale in famiglia. Gennaio me lo prendo sempre per trarre conclusioni dall’anno passato e pianificarmi il prossimo.

Se invece con la tua domanda intendi long-term projects, non ho dubbi: la mia idea è farmi tre-quattro anni al top in questo mondo, poi uscirne e fare altro nella vita. Ho delle idee, ma non le dico per scaramanzia 😉”

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