Abbiamo appreso da un articolo di Assopoker la notizia di un giocatore britannico colpevole di multiaccount, che ora deve scontare 5 anni di carcere e pagare una multa salata per le sue attività fraudolente.
Ora, la notizia non è propriamente dell’ultima ora visto che i giornali inglesi ne hanno parlato tre settimane fa, ma c’è un motivo se né la nostra redazione né i colleghi italiani hanno ribattuto la news con prontezza.
Il giocatore in questione, Jon Howard, infatti non è un poker player (e per questo è passato sotto ai radar delle testate pokeristiche), ma è stato condannato per multiaccounting nelle scommesse sportive, nello specifico per attività di match-betting finalizzata alla riscossione dei bonus di benvenuto di bet365 con oltre mille account.
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Howard faceva parte di un gruppo di scommettitori, e con la creazione di numerosissimi account ha truffato la società per £236.000.
Come lo stesso Assopoker sottolinea più volte, il matched betting per profit non è illegale, nemmeno in Italia, mentre la creazione di più account sì e costituisce truffa, che in contesti più severi come quello del Regno Unito, ha pesanti ripercussioni come avete visto.
Cos’è il multi accounting nel poker?
Quando si gioca a poker, il multiaccount non si “limita” allo sfruttamento dei bonus one-time, ma si reitera nel tempo in quanto conferisce un vantaggio strategico ai giocatori.
Nei tornei si alza la possibilità di arrivare in fondo – che potrete pensare sia al massimo un “abbattitore di varianza” – ma se per caso due o più account si trovassero allo stesso tavolo si manifesterebbe subito una grave collusion.
Ed è esattamente ciò che accade tipicamente ai tavoli cash game, dove due (o più) account controllati da una persona giocano contro povere vittime con il vantaggio di conoscere più carte in gioco e soprattutto di poter vincere della dead money incastrando giocatori estranei in un vortice di raise e re-raise.
Per finire, se pensiamo in un’ottica dominata da software di tracking, i multi-account avranno il doppio delle informazioni sugli altri, e gli altri avranno la metà delle informazioni su di loro.
I multiaccount vanno arrestati?
Qualcuno tra i più sospettosi potrà pensare che Jon Howard stia per scontare una pena salata solo perché ha danneggiato direttamente le tasche della forte società bet365, e che nel poker il mondo dica “chissenefrega” poiché chi ne paga le conseguenze sono i giocatori.
Ciò è tutt’altro che vero, se pensiamo che sempre in U.K. il poker player Darren Woods anni fa venne condannato a 15 mesi di reclusione, e a una sanzione di un milione di sterline. Questo processo inoltre può essere stato importante come precedente per il caso di Jon Howard.
In Italia ci sono state molte misure delle poker room contro i multiaccounter, e anche qualche denuncia formale, di cui purtroppo non sappiamo le conseguenze.
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Ad ogni modo è irrilevante la parte lesa, che sia una grossa società per centinaia di migliaia di euro, o migliaia di poveri giocatori per poche decine.
Il multiaccount è una truffa, che danneggia qualcuno per beneficio personale, e come tale andrebbe trattata davanti alla legge.
Purtroppo le armi in mano a un grinder qualsiasi sono ben poche, e difficilmente vanno oltre il pulsante per segnalare account sospetti alla room. E non facciamo nemmeno una colpa alle piattaforme, che fanno del loro meglio e investono soldi per ripulire i propri siti (Phil Galfond assicura).
Quello che dovrebbe accadere in un mondo ideale, è che qualche multi sufficientemente noto venga arrestato per la sua attività, e che la notizia rimbombi in lungo e in largo per far rendere conto a chiunque ci pensi solo per un attimo, che è una cattiva idea.
Un po’ come il già citato Darren Woods. 15 mesi e un milione di sterline, che grazie alla sua fama (è un giocatore molto conosciuto, vincitore di un braccialetto WSOP) ha insegnato a sue spese a milioni di persone che è meglio giocare pulito.