Con la querelle tra il vincitore del Main WSOP Espen Jorstad e Alexandros Theologis, si è diffuso il discorso sulla pratica dello swap di quote nel poker.
Nei principali portali di informazione pokeristica internazionali (primi tra tutti PokerNews e PokerStrategy) e tra i post delle migliori community, si è discusso su quando, come e con chi “swappare”, e noi di Grinderlab vogliamo fare una piccola analisi dell’argomento.
Per i neofiti del gioco, inizieremo dalle basi, spiegando cosa sia lo swap e quali siano pro e contro.
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Che cos’è lo swap nel poker
Per quanto un poker player possa essere più forte dei suoi avversari, non vincerà ogni partita che giocherà. La varianza farà la sua parte, e i risultati positivi si potranno vedere solo nel lungo termine.
Il rovescio della medaglia è che anche un giocatore dotato di skill superiori alla media potrà trovarsi perdente per periodi anche piuttosto lunghi, in particolare se gioca live. Per ammortizzare un po’ l’impatto della varianza, si sono diffuse le pratiche di vendita quote e di swap.
Lo swap, italianizzato in “swappare”, è la pratica di scambiarsi delle quote di uno stesso torneo tra più giocatori. Per esempio se Ivey e Negreanu partecipano al Main Event WSOP da $10.000 e decidono di swappare il 10%, entrambi vinceranno il 10% delle eventuali vincite dell’altro.
Perché swappare quote nei tornei di poker
In che modo questo aiuta a resistere alla varianza? Beh, se Negreanu esce dal torneo con una mano sfortunata, e Ivey prosegue fino a vincere per esempio $35.000, Negreanu incasserà $3.500 e ridurrà quindi le sue perdite.
Certo, dall’altro canto Ivey vincerà qualcosa in meno, ma non potendo prevedere l’esito del singolo torneo è un po’ come pagare un’assicurazione sulla fortuna. Può diventare dispendiosa se facciamo una deep run, ma conveniente se è l’altro ad arrivare nelle prime posizioni. Insomma, tutto più o meno equilibrato.
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Da notare che è possibile, e a volte raccomandato, swappare quote più piccole con diversi giocatori, anche se molto dipende da vari fattori.
Non c’è solo il discorso varianza a stimolare lo swap. Come spiega Ian Simpson in un articolo su PokerNews, molti giocatori, anche professionisti, swappano anche con recreational player, un po’ come scommessa, un po’ come gioco, un po’ per simpatia nei confronti di questi.
Come e con chi swappare quote
Ovviamente non ci sono leggi che impongano con chi swappare e chi no, e siamo sempre liberi di farlo con amici, sconosciuti, giocatori forti o giocatori scarsi. Però ci sono delle linee guida per rendere la cosa più o meno profittevole.
Sappiamo che, anche se è effettivamente incalcolabile, un giocatore preparato avrà un certo guadagno atteso dai tornei che giocherà. Per esempio diciamo che Fedor Holz si aspetta di vincere $20.000 ad ogni Main Event WSOP giocato, in media.
Se swapperà quote con giocatori meno preparati di lui, mettiamo un giocatore che si aspetta di vincere $12.000, il suo winrate nel lungo termine ne risentirà. Con uno swap del 10%, si traduce in Holz che vincerà nel lungo termine $19.200, se fosse 50% diventerebbe $16.000.
Viceversa per il secondo giocatore swappare con Fedor sarà altamente conveniente! Con un 10% vincerà $800 in più, con un 50% $4.000!
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Per questo si tende sempre a cercare giocatori più o meno skillati quanto noi (o anche di più!). Dara O’Kearney per esempio valuta l’abilità dell’altro nel comprendere l’ICM.
Per quanto riguarda il “quanto”, Dara spiega che è molto personale e “bankroll dependant”. Se non vuoi giocare tornei da più di $500, allora puoi swappare un 50% per un torneo da $1.000, o il 75% in un torneo da $2.000.
Ma il punto più importante è la fiducia reciproca, lo sottolinea Dara e lo conferma Ian Simpson che dice “Per i gambler, la parola è sacra” riferendosi al caso Jorstad “Avere dei fogli che provino lo swap rimuove l’errore umano che può sempre accadere.”
Insomma, sempre mettere nero su bianco – e possibilmente con terze persone che possano provarlo – scambi e vendite di quote. Senza malizia può sempre arrivare l’errore umano, e purtroppo a volte la malizia c’è.
Come diceva il buon Benny Binion, “Fidati di tutti, ma taglia sempre il mazzo”.