Dallo studio della GTO, con l’ingresso dei solver, la teoria pokeristica è stata rivoluzionata. Se una volta si puntava mezzo pot, tre quarti pot e simili, e altre size erano quasi considerate da fish, oggi le overbet sono il pane quotidiano dei grinder, così come anche le small bet.
Delle bet più alte del valore del pot si parla molto, perché sono mosse molto forti che possono far guadagnare un bel po’ in una singola mano, ma ci sono molti spot dove le underbet, quelle più piccole del 50% del piatto, si rivelano estremamente remunerative. E nel lungo termine fanno la differenza.
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Ma quando è che dovremmo usare una bet small o un’overbet? Ovviamente per ottimizzare, le due mosse non sono intercambiabili.
Applicando i principi di range advantage e nuts advantage abbiamo già una rispostina di base:
Quando abbiamo vantaggio di range, ma non tanto vantaggio di nuts, vorremo puntare spesso con una size contenuta
Vediamo alcuni esempi più ragionati, con l’aiuto di Upswing poker che ha ispirato questo articolo.
Ace high nei 4-bettati
Nei 4-bettati è normale avere un SPR molto basso, e per avere più margine di manovra si riducono le size a 1/3 pot o meno.
Se il flop è con carta alta asso, la size si dovrebbe abbassare ulteriormente, perché il tuo 4-betting range sarà molto denso di A-A, A-K e qualche A-Q. Un grande vantaggio di range, e pochi bluff.
Ricordiamo che il rapporto per bluffare molto prevede solitamente una size alta e un elevato numero di mani forti. Al ridursi di una di queste, si dovrebbe ridurre anche il numero di bluff, e la stessa proporzione si applica cambiando la variabile: con pochi bluff e molte mani buone, la size scende.
Per dirla semplice, non ci sono abbastanza bluff per bilanciare il range di valore, se puntassimo strong. Sommando tutto questo, si può arrivare a size 20% pot senza troppa paura di sbagliare.
Leggi anche: A scuola di bluff: quando e come bluffare a poker Texas Hold’Em
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Tutti gli esempi sono 100x, ma possono essere di riferimento e adattati per altre situazioni come in MTT
Age high nei 3-bettati
I 3-bettati si comportano in maniera simile alla precedente, ma anno un SPR più dignitoso, tipicamente attorno a 1:4,5 contro il 1:3-1:2 dei 4-bettati.
Anche in questo caso, comunque, i range sono più stretti e più sbilanciati verso valore. Se 3-bettiamo sull’open di un avversario (capitolo a parte per situazioni come BB vs. BTN, che hanno range più ampi di partenza), un board come A-J-8 hitta quasi tutto il nostro range.
Il numero di bluff sarà estremamente limitato, e come visto prima questo si traduce in una puntata più frequente, ma dalla size più moderata. Nell’esempio, il solver preferisce addirittura una 15% pot, perché solo il 14% del range è K-high o inferiore, mentre il resto è da 3rd pair in su, con un picco su top pair.
Donk-bet su turn specifici
La donk-bet non è la move più amata del mondo, ma ci sono casi in cui può valere. Nello specifico, quando il turn sposta il nuts advantage verso il caller.
Per esempio su Single Raised Pot A-K-9 chiamiamo la c-bet del Bottone da BB, e il turn è un K. In questo scenario il BB avrà un numero di trips maggiore di quello dell’OR, perché tutti i K-X faranno check-call al flop, mentre BTN potrebbe checkarli o abbassare la size.
A questo punto checkare al turn troppo spesso consente al BB di checkare behind, abbassando il piatto quando hai trips. Inoltre lui potrà puntare strong per prendere di mira i tuoi draw.
Bilanciata in maniera corretta, in questo caso una small bet ogni tanto può mettere in crisi l’avversario e aumentare le tue vittorie!
Conclusioni
Per riassumere tutto, possiamo dire che la small bet si utilizza con un range forte quando abbiamo pochi bluff.
Questa cosa si può generalizzare per sottolineare come la size che dobbiamo utilizzare deve essere proporzionata alla quantità di bluff e di valore che abbiamo: più bluff avremo, più la size dovrà essere alta, ma attenzione a non esagerare!