Abbiamo affrontato più e più volte l’argomento dei bias cognitivi. Grazie all’ausilio di Greg Raymer, che ha scritto per cardplayer, abbiamo affrontato bias attinenti al poker come quello di sopravvivenza. Quest’oggi, allontanandoci da Greg, osserveremo il bias dell’illusione di controllo, grazie a pokerstrategy.com.
Bias cognitivo identificato da Ellen Langer nel 1975, ci dice molto sulla superstizione e sugli errori che le persone commettono quando giocano d’azzardo.
La teoria afferma che le persone sopravvalutano la loro capacità di controllare eventi su cui non hanno alcuna influenza, soprattutto quando sono presenti “spunti di abilità “. Un esempio classico è lanciare i dadi con forza quando si cerca di ottenere un numero alto e lanciarli con dolcezza quando si cerca di ottenere il contrario. Questo perché in alcuni momenti della vita colpire qualcosa con forza ci fa ottenere un risultato alto (il gioco del sacco da boxe alle giostre, per esempio), dato che comunque non ha niente a che fare con i dadi.
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Il bias dell’illusione di controllo nel poker
Torniamo al poker. Una delle principali differenze tra un player professionista e uno amatoriale consiste nel capire quali parti del risultato sono abilità e quali fortuna. Un esperto capisce quando sta correndo un rischio, il giocatore d’azzardo no. Motivo per il quale andiamo spesso in tilt: non riusciamo ancora a capire cosa sia abilità o varianza.
Generalmente è possibile vedere quest’attaccamento alla fortuna quando un giocatore è all-in. Non avendo alcun potere su ciò che accadrà dopo, molti si affidano a rituali particolari (es. pregare). Questo perché umanamente siamo portati a far qualcosa che ci dia la sensazione di avere il controllo.
Anche fare una pausa in caso di downswing, se fatta per il motivo sbagliato, potrebbe essere un esempio di illusione di controllo. Fare delle pause in determinati momenti è utilissimo a schiarirsi le idee per poi concentrarsi meglio, ma non è così per tutti. Alcuni players fanno una pausa perché nel profondo pensano che quando torneranno il downswing sarà finito, come se fosse un periodo di tempo sull’orologio piuttosto che una sequenza di mani che non vanno bene.
I giocatori inesperti che si basano ancora su intuizioni (es. letture della persona) fanno spesso questo genere di errori. Sopravvalutano enormemente la loro capacità di exploitare e si convincono che è per questo che hanno chiamato o foldato. Sì, exploitare è un aspetto di abilità e non di fortuna, ma è piuttosto vicino alla sorte quando non si sa effettivamente cosa si sta facendo. Ciò dimostra che quando un giocatore inesperto dice di sapere che stavamo bluffando, in realtà stava solo giocando d’azzardo. Potrebbero interessarti queste quattro accortezze da prendere per migliorare il tuo gioco!
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