L’Effetto San Matteo nel poker: l’importanza di ottenere risultati

Gen 25, 2023

San Matteo

Chi si è dedicato al poker per più di una settimana di solito ha giocato molto bene all’inizio. Quasi tutti hanno sperimentato la “fortuna del principiante“, sufficiente a farci continuare a giocare anche quando abbiamo iniziato a perdere. Qualcun altro, invece, ha giocato male all’inizio e probabilmente ha smesso abbastanza in fretta. Vincitori di Main Event come Joe Hachem, Joe Cada, Ryan Riess, Joe McKeehen e Jonathan Duhamel, erano sconosciuti prima delle loro vittorie e da allora hanno vinto altri titoli importanti. Qual è il nesso in tutto ciò? Questi esempi, servono a spiegar meglio la teoria economica chiamata Effetto San Matteo (Matthew Principle). Viene spesso citata con la frase “i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri“.

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L’Effetto San Matteo

Per spiegarlo al meglio utilizzeremo le parole di Barry Carter, da pokerstrategy.com:

Molti anni fa, mentre mi lamentavo con un coach di quanto stessi andando male, lui mi raccontò di due studenti che aveva ai livelli 1$/2$ e che riteneva di pari abilità quando avevano iniziato a studiare con lui. Uno di loro è migliorato subito, passando a 5$/10$, iniziando ad allenare altri giocatori e imparando ad un ritmo accelerato. L’altro ha avuto una bad run che lo ha fatto scendere di livello, dubitare di se stesso e che gli ha impedito di migliorare realmente. La differenza tra i due era inizialmente minima, ma il fatto che uno dei due avesse iniziato a guadagnare, gli apriva porte invisibili per migliorare che l’altro giocatore non conosceva.

Ai livelli più alti, i migliori players di solito ricevono sponsorizzazioni. La gente li paga per giocare. E di solito i ricchi diventano più ricchi senza rischiare molto.

Sul versante opposto, un solo downswing può essere devastante. Può farci giocare peggio in generale: farci generare altre perdite che generano problemi di mindset, il che causa altri errori. I poveri diventano sempre più poveri.

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Una caratteristica umana

Il tutto può essere ricondotto ad una caratteristica del cervello umano. Quando facciamo qualcosa di buono, qualcosa che ci sembra un progresso verso un obiettivo, il nostro cervello rilascia serotonina, che ci premia e stabilizza il nostro umore. Ciò ci rende sicuri di noi stessi e lucidi verso il prossimo step. È uno dei motivi per cui guardiamo con nostalgia ai nostri primi approcci col poker, perché è lì che abbiamo avuto i maggiori miglioramenti e quindi più “vittorie”.

La lezione è che tutti noi rischiamo di rimanere intrappolati in questi circoli viziosi se non li riconosciamo. In particolare, quando le cose vanno male, è importante ottenere qualche “vittoria” nella propria vita, anche se non è possibile farlo ai tavoli da gioco.

Sempre secondo Carter potrebbero esserci d’aiuto attività come:

andare in palestra, mangiare in modo più sano, fare qualcosa di produttivo, riordinare la propria stanza, svegliarsi prima, studiare di più il poker.

Vincere” in queste piccole azioni quotidiane è importante per fermare quei circoli viziosi accennati poco fa prima che vadano fuori controllo.


Photo credits: Caravaggio, Vocazione di San Matteo, 1599-1602, olio su tela, 322 x 340 cm. Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Cappella Contarelli


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