I bias di Ottimismo e Pessimismo nel poker – Greg Raymer

Ago 19, 2022

greg raymer fossilman bias cognitivi

Bias di Ottimismo e di Pessimismo. Questo è il nuovo capitolo sui danni dei Bias Cognitivi nel poker della serie di articoli di Greg Raymer pubblicati sul portale cardplayer.com.

Qui un riassunto dei bias già affrontati dal campione del mondo 2004:

 

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Bias di Ottimismo e di Pessimismo. La cosa interessante di questi è che sono entrambi molto comuni, anche se sono opposti uno all’altro. Come immaginerai, il bias di pessimismo è la tendenza a sovrastimare la probabilità di risultati negativi, mentre il bias di ottimismo è la tendenza a sovrastimare i risultati positivi.

C’è molta varianza nel poker. Molto spesso anche se giochi una mano correttamente non vinci il pot, o perdi molto di più con una giocata corretta che con una linea diversa (inferiore). D’altro canto succede anche di giocare male e vincere, o scegliere una linea peggiore e vincere di più.

Gli umani si sono evoluti per notare i pattern, specialmente a breve termine, e diamo a questi un sacco di peso nel nostro processo decisionale. Spesso più di quanto serva.

Se giochi molte mani aggressivamente, missi sempre e ricevi dei call, noterai questo pattern a breve termine. Qui il bias di pessimismo può insidiarsi. Puoi pensare che non puoi chiudere i draw e decidere di foldarli o giocare passivamente per minimizzare le perdite.

Non è rilevante quale sia il modo giusto di giocare, ma il bias di pessimismo ti può spingere a underplayare tutti i tuoi draw, e questo significa che non stai facendo attenzione a tutti i dettagli che indicano se dovresti giocare aggressivamente, passivamente o anche foldare. Invece di soppesare tutti i fattori e scegliere la migliore linea, il bias prende la scelta per te, e raramente sarà la migliore.

 

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Viceversa, se giochi una serie di draw aggressivamente, chiudi sempre e vinci i massimi ogni volta, il bias di ottimismo potrebbe convincerti che non puoi perdere e farti continuare a giocare tutti i draw aggressivamente. Questo vuol dire non notare i segnali di un avversario che non ha intenzione di foldare, e continuandoa barrellare non stai facendo altro che lanciare chips nel piatto sperando in una carta fortunata.

Di base entrambi i bias enfatizzano troppo i risultati recenti e presuppongono che i prossimi seguiranno il pattern. La verità è che i risultati non hanno significato. Chiudere quattro draw non vuol dire chiudere il prossimo.

Ovviamente il discorso non si limita ai draw ma a tutto il gioco. Se runni male sovrastimerai le possibilità che succeda qualcosa di male nella prossima mano. In questo mindset giocherai la prossima mano in modo meno che ottimale.

Dall’altro lato esiste l’Happy Tilt. Ti aspetti di continuare a ottenere grandi risultati e cominci a giocare mani che avresti dovuto foldare, bluffare la calling station e altre scelte sciocche per il tuo mindset ottimista.

La causa di questi bias è emotiva, i risultati sono così freschi e vicini che diamo loro troppa importanza emotiva sul nostro mood e quindi sul mindset. Più impari a essere emotivamente distaccato dai risultati, meno facilmente cadrai in questi bias. 

 


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