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GTO, perché è così difficile? Capiamola meglio e in maniera più semplice

Lug 26, 2021

gto exploitative

La GTO è stata teorizzata per la prima volta molti anni fa, addirittura Sklansky ne faceva accenno in The Theory Of Poker, ma è sempre rimasta lontana anni luce dalla portata dei giocatori.

Qualche anno fa la nascita dei primi solver ne ha fatto esplodere la popolarità, non senza qualche polemica e dibattito tra chi vede nel gioco exploitative il metodo migliore per massimizzare le vincite, e chi ritiene che la GTO sia l’unica scelta matematicamente corretta da prendere.

Come spesso accade la verità sta nel mezzo, e sembra che il parere attualmente più diffuso tra i top player sia: devi conoscere la GTO per sapere come exploitare.

Ci rendiamo conto però che per il giocatore medio la teoria ottimale sia un concetto complesso da comprendere. Tutti siamo capaci di comprare un solver, inserire gli input, leggerne i risultati e provare ad applicarli in game, ma molti non riescono a capire la logica di queste risposte.

In questo articolo proveremo a ricostruire, partendo dalle domande più semplici e banali, come si arriva a formulare risposte GTO a volte così complesse.

 

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GTO – Le basi del balancing

Partiamo da uno stile di gioco ABC in stile 2007. Punto per valore e giveuppo se non ho niente, occasionalmente piazzo qualche bluff, soprattutto contro gli avversari più nitty.

Non ci vogliono degli scienziati a capire che un gioco del genere ha vita breve. È fin troppo evidente notare i punti deboli di una strategia simile: se le puntate sono quasi esclusivamente per valore allora folderemo ad alta frequenza, e se checkano solo con air noi punteremo con ogni mano che abbiamo.

Da qui viene la necessità primaria di aumentare il rateo di bluff in proporzione al valore. Come spiegava anche Polk, trovare il giusto equilibrio di EV considerando valore, bluff ed equity è fondamentale per applicare una strategia corretta.

 

Primi passi verso il mixing

Avanzando con questo pensiero si trova soluzione anche al problema del gioco passivo quando non chiudiamo il punto: proteggiamo il nostro range di check inserendoci anche qualche mano di valore.

Adesso però si apre una falla nell’altra direzione giusto? Se inseriamo mani di valore nel range di check per non check-foldare troppo, stiamo portando via del value dal nostro range di bet, che comincerà a sbilanciarsi verso il bluff.

Insomma, qui tocca un bel lavoro di carta e penna (o excel) per distribuire nella maniera migliore possibile aria e valore in ogni singolo range per ogni azione. Abbiamo finito? No, sorge un altro problema…

 

Le nuove size post-GTO

Dopo aver costruito dei buoni range bilanciati e complessi da exploitare, notiamo che alcune delle nostre azioni dovranno cambiare un bel po’.

Immaginiamo di aver cominciato il tutto utilizzando come size standard una bet pari al pot. Se dopo aver riadattato i nostri range ci troviamo con dei range di puntata sbilanciati in una certa direzione (solitamente verso il bluff) dovremo riadattare le nostre size in modo da non perdere EV.

Infatti da quando i solver hanno preso piede nello studio del poker, è sempre più frequente trovare size che una volta nessuno utilizzava: underbet tra il 20% e il 40% del pot, perfette per estrarre valore in maniera frequente, e overbet che una volta erano giudicate mossa da donk per massimizzare la fold equity con i bluff e il guadagno con il valore.

Un’idea di base per questo discorso la si può avere leggendo questo articolo su range advantage e nut advantage. Si nota però che va tutto in correlazione al board.

 

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L’importanza della texture del board

Ci saranno board buoni per noi e board buoni per il nostro avversario. In entrambi i casi dovremo avere un gioco difficile da affrontare, anche se magari su alcune texture perderemo di più, compenseremo con i board migliori per noi.

Da qui deriva anche l’importanza di avere buoni range di apertura, che possano dire la loro su tutti i tipi di board che possono realizzarsi. Includiamo suited connectors, tribet in bluff con A2-A5 suited e così via.

Si noti che tutti i passi precedenti tengono in considerazione il board, e quindi tutti questi ragionamenti andrebbero fatti per ogni situazione… umanamente impossibile, ma facendo pratica potremo trovare dei pattern e situazioni simili, e potremo avvicinarci (non applicare) verso un gioco ottimale.

 

Blocker e reverse blocker

Un altro fattore che va sempre considerato, ma che non abbiamo ancora citato, è il range del nostro avversario. Purtroppo non potremo mai conoscere con precisione perfetta come giocano e cosa giocano i nostri avversari, per ovviare al problema ci si può basare su dei range ottimali come quelli che abbiamo costruito noi, così si possono verificare due situazioni

  • I nostri avversari giocano con range ottimali, e quindi impariamo ad affrontarli
  • I nostri avversari giocano range non ottimali e il nostro studio avrà delle falle, però contro avversari che non giocano in maniera ottimale teoricamente compensiamo questo svantaggio con i loro errori.

Ecco che entrano in gioco i blocker e i reverse blocker, che spostano gli equilibri di rapporto valore/bluff dei nostri avversari, concedendoci piccoli vantaggi che nel lungo termine si trasformano in guadagni.

Così sarà più chiaro perché a volte A♥A♣ va puntato il 18,46% delle volte e A♠A♣ il 21,11%…

 

Tirando le somme sulla teoria ottimale

Anche se tecnicamente non è corretto, possiamo immaginare il solver GTO come una macchina che ripete all’infinito questi step fino a trovare una soluzione a una situazione specifica del gioco.

Le risposte che otterremo saranno impossibili da adottare in quanto esseri umani, perché nessun randomizzatore al mondo ci aiuterà a sapere in uno spot qualunque l’esatta frequenza di bet con ogni mano del nostro range.

Un gioco risolto è ben lontano dall’esistere, e se esisterà non sarà umano. Quello che possiamo fare è semplificare il tutto, perdendo qualche “zero virgola” rispetto a un gioco perfetto, ma guadagnando in confronto ad un gioco che tutto questo non l’ha mai approfondito.

 


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