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Una nuova definizione di value-bet e bluff. Perché è utile?

Set 5, 2023

Come decidere quali mani puntare? Un esempio di overbet al turn principianti poker

Bluff e value-bet: due dei termini più utilizzati nel poker, ma spesso non compresi troppo bene nel profondo. Colpa della loro definizione approssimativa?

Per semplicità parliamo di queste due cose come puntate fatte per vincere allo showdown e per vincere senza showdown, ma perdiamo un sacco di pezzi per strada… che possono fare la differenza.

Scopriamo nuovi modi per spiegare value bet e bluff, cercando di prendere in considerazione informazioni più importanti, soprattutto nell’epoca dei solver.

 

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Value-bet

La value-bet viene spesso descritta semplicemente come “Una puntata per valore, con l’obiettivo di ricevere un call e vincere la mano“.

Definizione tanto vera e giusta quanto approssimativa e poco strategicamente utile. Provate con questa:

“La value-bet è una puntata fatta con una mano che batte più del 50% delle mani che chiamerebbero”

Questa frase deriva dalla penna di Dara O’Kearney, grande teorico attuale del poker, e regala una perla in più, in particolare per quanto concerne le thin value bet, troppo spesso mancate.

Con questa concezione si supera il limite bonario di “Ho una mano abbastanza buona, punto” e arriva a considerare il range di mani dell’avversario, dividerle in quelle che potrebbero chiamare, e stimare contro quante di queste possiamo vincere.

Riduce anche i problemi di calcolo che spesso mandano in confusione i giocatori quando devono scegliere una size. Nel pratico, possiamo stimare una buona size in base a quali mani la chiamerebbero. Vogliamo ricevere un call da middle pair? 1/4 pot sarà sufficiente. Abbiamo il nuts e vogliamo massimizzare contro le mani davvero forti? Full pot o overbet.

Notare come questo implica automaticamente le applicazioni di nuts advantage, che vogliono delle size direttamente proporzionali alla forza della nostra parte migliore del range.

 

Bluff

Il bluff, lo sappiamo tutti, è una puntata fatta con l’obiettivo di far passare l’avversario e vincere il piatto.

Con questa definizione però si rischia di generalizzare e illudere il giocatore che in qualunque situazione possa vincere la mano, semplicemente puntando più forte. È così che si crea il fenomeno dei maniac, soprattutto ai low stakes dove si vedono all in per 10 volte il piatto.

Purtroppo la nuova definizione non è elementare quanto la precedente, adesso vi spiegheremo il perché. Ma partiamo con una “pre-definizione”.

 

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“Il bluff è una puntata fatta con una mano debole, per far passare le mani deboli dell’avversario che ci battono”

Con questa ci diventa più chiaro che dobbiamo considerare il range dell’avversario, dividerlo tra le mani che chiamano e le mani che passano, e decidere se è una buona idea provarci. Però di per sé non è sufficiente, perché non tiene in considerazione la fold equity, che in questi casi è imprescindibile.

Per chi non conoscesse la fold equity, diciamo semplicemente che questa definizione non pensa a quanto perderemo le volte che riceveremo un call, e se i piatti che vinceremo uncontested saranno sufficienti a coprire e superare quelli che perderemo allo showdown.

Va aggiunto quindi alla definizione:

“con una size e un range che rendano profittevole questa mossa anche considerando le volte che riceveremo un call”.

Come i più esperti sanno, il bluff è un delicato equilibrio tra size e range, e questo è molto importante. Per estremizzare, se usassimo una size forte con un range sbilanciato verso il bluff, il range di call dell’avversario aumenterebbe e i nostri calcoli verrebbero rovesciati: ora chiama più spesso e vince, e le volte in cui folda non sono più sufficienti a fare profit.

Per questo il consiglio è di utilizzare un range polarizzato, composto di bluff e valore, in modo da non rendere semplice la vita di chi gioca contro. Con un call devono preoccuparsi di trovarci nuts, con un fold devono preoccuparsi di trovarci in bluff.

Questo si aggancia all’ultima fase di questo articolo:

 

Non è tutto bianco o nero. Pensa in modo omogeneo

Sia per tutto il range, ma a volte anche per la singola mano, bluff e value-bet sono i margini di uno slider in cui possiamo fermarci a qualsiasi punto, creando un equilibrio tra bluff e value-bet.

Per capire la giusta proporzione, va considerato il range dell’avversario e come si suddividerebbe tra call e fold a seconda della size (per semplicità non stiamo considerando il raise).

A volte per quanto rari ci sono scenari in cui una mano può essere sia bluff che value-bet, per esempio una bottom pair che può far foldare second pair ma rischia di trovare bluff-catch con ace-high.

Il capitolo “Bluff” infatti da per scontato che quando riceveremo un call perderemo, ma non per forza sarà così.

Bisogna prenderci la mano, fare esperienza, ai tavoli e sui solver. Ma soprattutto, considerare sempre l’avversario e il suo range, e capire come si comporterà in base alle nostre puntate. Buon lavoro!

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